Riceviamo e pubblichiamo – Comunicato stampa Comitato Sicilia Nostra, aprile 2019
Con un semplice comunicato (Parco nazionale degli Iblei: il traguardo è vicino) alla fine di gennaio, il popolo siciliano si è visto piombare sulle proprie teste un radicale mutamento del proprio territorio, senza essere mai stato interpellato in dispregio della stessa Costituzione Italiana, sottacendo il sacro santo diritto di ogni siciliano di conoscere preventivamente una tal specie di decisione che, sebbene ricondotta a un lodevole intento di mutamento delle condizioni di vita preesistenti in senso migliorativo, deve avere la possibilità di recepire l’espressione del consenso o dissenso di chi la subisce.
La dura realtà è semplicemente data dalla circostanza che pochi soggetti, senza alcun mandato specifico, pervasi da un irrefrenabile tanto quanto sterile desiderio di portare avanti un elaborato piano di associazionismo ambientalista, non hanno perso occasione di acciuffare la realtà che si è materializzata al loro cospetto e, attraverso il potere loro superficialmente concesso, hanno sognato la possibilità di esercitarlo a prescindere da tutto e da tutti.
Ciò che sfugge all’elaborato progetto posto in essere è il sottovalutare le radici del potere loro attribuito; l’errore, gravissimo, è quello di aver dimenticato che l’autorità è frutto di un esasperato malessere che pervade ormai da anni i cittadini italiani e in particolare quelli siciliani; aver dimenticato che il voto di protesta, per essere mantenuto in un prossimo futuro, deve essere necessariamente coltivato aiutando e non tradendo; non può sottacersi o sottovalutare che quel malessere, forza scatenante al momento delle tornate elettorali, si trasformi in una reazione diretta e contraria che manifesti la forza di un boomerang travolgendo ogni cosa e persona.
E così, senza alcun preavviso, dette forze politiche, dopo pochi mesi che si trovano nei centri di potere più importanti, hanno riesumato una legge del 2007, la L. 22/2007, lì dove, all’art. 26, prevedeva la costituzione del Parco degli Iblei. Basterebbe l’elemento temporale per comprendere l’orami superamento dei dati fattuali posti alla base dell’istruzione tecnico-scientifica a suo tempo effettuata attraverso atti di indagine tra i sindaci del territorio interessato e tra le associazioni di categoria (Ved, Confocommercio, Confagricoltura) al fine di raccogliere il parere di coloro che effettivamente vivono e lavorano all’interno del territorio agro-silvio-pastorale, ascoltando le loro esigenze di vita quotidiana.
Qualcuno dei paladini dell’associazionismo ambientalista si è preoccupato di spiegare quali sono i vantaggi e gli svantaggi che si determinerebbero nella popolazione che risiede nei territori interessati del costituendo Parco? Si è preoccupato di far comprendere che i divieti che verranno applicati alla conduzione delle aziende agro-pastorali potrebbero essere determinanti della fine delle singole attività? Ad entrambe le domande la risposta è negativa: purtroppo il fare silente è la piena dimostrazione del modus operandi in netta violazione dei diritti di coloro che vivono il territorio, che forse qualcuno ha dimenticato sono i “siciliani”.
La voce del Comitato Sicilia Nostra
Le preoccupanti considerazioni, oggetto di attenta riflessione, hanno originato la necessità di costituire un comitato spontaneo – Comitato Sicilia Nostra – finalizzato alla esternazione del malessere che giorno dopo giorno cresce in tutti coloro che hanno a cuore il mantenimento del territorio, affinché possa essere liberamente fruito dai siciliani.
Siamo certi che la silente realizzazione del Parco degli Iblei non è altro che un ulteriore attacco anche al mondo venatorio, come se questo fosse attività distaccata o diversa del mondo agro-siviopastortale. Non soltanto sono indissolubilmente legate, ma far intendere che coloro che esercitano l’attività venatoria sono soggetti poco raccomandabili, è soltanto il frutto di un distorto convincimento.
Purtroppo in un momento storico così negativo si preferisce tacere circa l’apporto economico che sviluppa in una regione come la Sicilia la cointeressenza delle attività agro-venatorie e silvo-pastorali. Basti pensare alle attività collaterali, oltre che a quelle dirette, la cui conseguenza sarebbe la inevitabile chiusura degli esercizi di categoria, nei territori interessati, per caduta della domanda in modo repentino.
E’ mai possibile che nessuno dei giuristi, componenti le varie commissioni parlamentari, abbia mai preso in esame l’art. 10 della L.157/92 nella parte in cui prevede e stabilisce che ogni singola regione può determinare vincoli a protezione nel complesso per un territorio pari al 20/30 per cento di quello regionale, mentre soltanto per il territorio alpino la percentuale prevista è pari al 10/20 per cento, con la specificazione che in detta percentuale debbono essere ricomprese anche le quote a vincolo assoluto (Parchi o quant’altro).
Senza disturbare cartografi o scienziati della materia, è facile comprendere che la Sicilia ha un territorio soggetto a vincoli pari almeno del 70 per cento, determinando un capovolgimento della percentuale prevista dalla legge speciale. Sarebbe auspicabile che qualcuno spieghi perché la mancata applicazione di una legge promulgata dallo Stato non determina conseguenze per chi la viola e non la applica. Sono misteri inspiegabili!
Avremo modo come comitato di far sentire la nostra voce, di certo non ci arrenderemo, nel rispetto della legge e delle istituzioni, pretenderemo che ancor più chi governa, raccogliendo il nostro consenso, prima di stravolgere la nostra esistenza abbia la compiacenza di chiedere il parere dei diretti interessati, favorevoli o meno.
Per concludere, la certezza è data dalla probabile reazione di chi si è stato tradito.
© Avvocato Giuseppe Torrisi, portavoce per la provincia di Catania del Comitato Sicilia Nostra