L’Urca Marche critica il modo in cui la Federcaccia ha commentato il report dell’Ispra sul numero dei cinghiali in Italia.
Analizzando il report dell’Ispra sul numero dei cinghiali in Italia non ci si deve soffermare solo sull’efficacia della braccata e sulla correttezza dei dati sui danni all’agricoltura, come invece ha fatto l’Ufficio studi e ricerche della Federcaccia: se si fa così, le uniche conseguenze sono l’incremento dell’ostilità reciproca tra chi pratica forme di caccia diverse e il malumore degli agricoltori. È questa la posizione dell’Urca Marche.
L’Urca Marche ritiene che la gestione del cinghiale non possa limitarsi agli abbattimenti: gli Atc devono dunque destinare uno sforzo maggiore all’efficacia della prevenzione. In contemporanea dev’essere però potenziato il ruolo della caccia di selezione, anche nelle zone assegnate alla braccata; solo così si potranno effettuare abbattimenti mirati dove la specie produce danni considerevoli, in particolare tra febbraio e agosto. Per farlo è necessario ripensare i regolamenti di alcuni Atc, che consentono di praticare la caccia di selezione soltanto a chi è iscritto alla squadra cui è assegnata la zona; se non s’interviene, il rapporto tra abbattimenti in braccata e abbattimenti in selezione non s’allontanerà da quello attuale.
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