Nel corso dell’assemblea generale la Face ha preso una posizione decisa sulla lotta al bracconaggio e ai cosiddetti wildlife crime.
Nessuna tolleranza nei confronti del bracconaggio e di tutti quelli che ricadono sotto l’etichetta di wildlife crime, crimini contro la fauna selvatica: è quello che chiede l’assemblea generale della Face alle istituzioni europee. Per rendere efficaci le politiche di contrasto serve però una triplice strategia: capire quali siano le vere radici del crimine; rendere effettiva l’applicazione delle leggi, troppo spesso carente per ragioni economiche; collaborare con i cacciatori, che conoscono il territorio e che dai bracconieri possono soltanto essere danneggiati e vedere sporcato il proprio nome.
Non c’è bisogno di nuove leggi: oltre che da quelle nazionali, sulla carta la difesa della fauna selvatica è garantita da una serie di documenti comunitari, dalla Convenzione di Berna del 1979 alla Convenzione sul commercio internazionale delle specie in pericolo nota anche come Cites. E non c’è neppure bisogno di nuove sanzioni, semmai da modulare a seconda della gravità dell’infrazione: non per tutte dev’esserci bisogno del codice penale; in alcune circostanze possono funzionare molto meglio le sanzioni amministrative, quelle che comunemente il popolo spesso chiama multe.
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