Tre consiglieri leghisti chiedono alla giunta che governa l’Umbria di chiarire quali siano le zone umide in cui è vietato l’impiego di munizioni in piombo.
A livello nazionale siamo ancora fermi all’ordine del giorno Bruzzone (avete letto la sua proposta di modificare la legge 157/92?) che aveva impegnato il governo a fare riferimento al catasto predisposto dall’Ispra: in attesa di sviluppi Manuela Puletti, esponente della Lega nel consiglio regionale dell’Umbria, ha chiesto all’assessorato d’intervenire in autonomia e d’istituire un catasto delle zone umide presenti nelle novantasei Zone di protezione speciale e nelle sette Zone speciali di conservazione, così da definire nei dettagli la porzione di territorio in cui è vietato impiegare munizioni in piombo.
Nell’interrogazione firmata anche da Valerio Mancino e Marco Castellari si chiede all’assessore Roberto Morroni di «rimuovere le incertezze interpretative» legate all’entrata in vigore del regolamento europeo, che la nuova formulazione della legge nazionale sulla caccia tenta d’addolcire; in alcune aree potrebbero infatti «crearsi problemi interpretativi che portino a contenziosi e multe o comunque impediscano un esercizio della caccia libero e sereno».
Per i consiglieri leghisti è dunque fondamentale «intervenire con tempestività ed efficacia, in stretto accordo con i rappresentanti delle associazioni venatorie, per scongiurare [restrizioni] e sanzioni pecuniarie ai danni dei cacciatori».
La legge punisce le violazioni con una sanzione compresa tra 20 e 300 euro; la legge di conversione del decreto Asset ha eliminato le conseguenze penali.
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