Movimento 5 Stelle chiede di togliere 21 specie dall’elenco di quelle cacciabili

Movimento 5 Stelle chiede di togliere 21 specie dall’elenco di quelle cacciabili: due starne (Perdix perdix)
© SanderMeertinsPhotography / shutterstock

Per evitare che la Commissione europea apra una nuova procedura d’infrazione contro l’Italia, il Movimento 5 Stelle chiede al governo Meloni di ridurre l’elenco delle specie cacciabili.

Serve per posizionarsi più che per ottenere un risultato concreto, ma l’interpellanza 2-00543 proposta alla Camera dal Movimento 5 Stelle (insieme ad Alessandro Caramiello, primo firmatario, l’hanno sottoscritta l’ex ministro Sergio Costa, Carmen Di Lauro, Susanna Cherchi e Ilaria Fontana) resta comunque un atto ostile al mondo venatorio: si chiede infatti ai ministri Lollobrigida e Pichetto Fratin, titolari delle deleghe rispettivamente all’agricoltura e all’ambiente, di promuovere un decreto con cui la presidente del consiglio elimini ben ventuno specie d’uccelli (allodola, alzavola, beccaccino, codone, combattente, coturnice, fagiano di monte, fischione, folaga, marzaiola, mestolone, moretta, moriglione, pavoncella, pernice rossa, pernice sarda, porciglione, quaglia, starna, tordo sassello e tortora) dall’elenco di quelle cacciabili.

Per il Movimento 5 Stelle infatti la procedura d’infrazione europea contro l’Italia evidenzia alcune criticità nella gestione e nella regolamentazione della caccia; fra i rilievi c’è anche l’abbattimento d’uccelli in stato non favorevole, in assenza di piani di gestione o conservazione efficaci.

Nell’interpellanza si legge che il governo «non ha adeguatamente implementato» i piani esistenti, quelli che riguardano allodola, coturnice, fagiano di monte, moriglione e tortora; solo sulle prime due specie esistono rapporti ufficiali, «dai quali sostanzialmente si evince la scarsa applicazione» dei protocolli.

Il Movimento 5 Stelle ritiene dunque che potare l’elenco delle specie cacciabili sia l’unica soluzione possibile; altrimenti, scrivono i suoi deputati, si rischia che contro l’Italia la Commissione europea apra un’altra procedura d’infrazione.

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