Tra i possibili incidenti che possono verificarsi durante l’attività venatoria il morso di un cane è un’evenienza fortunatamente rara ma non banale.
Ad alcuni sarà certamente capitato di assistere al morso di un cane, o addirittura di riceverlo (e ovviamente non è l’unico possibile incidente; che si fa in caso di colpo d’arma da fuoco? E poi occhio alle zecche). Le circostanze possono essere le più disparate: cani pastore incontrati in ambiente; cani infastiditi; in lite con altri soggetti; feriti. Chiaramente, oltre che alla mole del cane stesso, l’entità dei danni è legata alle circostanze in cui il cane morde. Generalmente i morsi vengono rivolti alle mani, ma possono essere morsi anche gli arti inferiori, il collo o il viso.
Se il morso si limita allo strato superficiale della pelle si parla di escoriazione. Quando la presa della mandibola è più serrata si crea una lacerazione, o perché il cane scuote la testa mentre stringe il morso o perché il malcapitato si dimena per liberarsi. Se la trazione del cane è sufficientemente forte si può avere una vera e propria avulsione di tessuto; brandelli di pelle e muscoli si staccano dalla zona morsa, con tutte le complessità che ne derivano. La pressione del morso può lesionare vasi, nervi, articolazioni o spezzare ossa, soprattutto ossa sottili come quelle della mano.
Morso di un cane: tanti i rischi
I danni prodotti dal morso di un cane sono legati alle lesioni di tessuti (cute, ossa, tendini) e alle infezioni. Le infezioni più frequenti sono di natura batterica e spesso mista: due o più tipologie di microbi che vivono nella bocca del cane vengono inoculati nei tessuti della persona morsa. In aggiunta, se la pelle era a sua volta sporca e contaminata, anche questi germi andranno a penetrare in profondità. Le ferite chiuse, provocate dai denti appuntiti e tendenti a collabire e richiudersi, intrappolano gran parte dei germi all’interno. Ciò rende difficile la detersione della ferita ed espone a rischi talvolta più elevati di un’estesa lacerazione.
Un’altra infezione, questa volta di natura virale, è la rabbia. Si tratta di una temibile encefalomielite acuta altamente letale, causata da un virus a Rna della famiglia Rhabdoviridae, di cui il cane (insieme alla volpe e ad altri mammiferi) è serbatoio. Fortunatamente la maggior parte dei cani è protetta dal virus della rabbia dalle vaccinazioni, obbligatorie in alcune regioni italiane. Qualora non si conoscesse lo stato vaccinale del cane, la persona morsa deve sottoporsi a un’immunizzazione contro la rabbia, in regime ospedaliero, mediante la somministrazione di vaccino e anticorpi.
Un ulteriore patogeno che può essere trasmesso dal morso di un cane, così come in ogni tipo di ferita medio-grave, è il Clostridium tetani, un batterio capace di produrre nella sua forma vegetativa una neurotossina responsabile del tetano. Per questa patologia esiste la possibilità di immunizzarsi preventivamente, effettuando richiami vaccinali a distanza di dieci anni dal ciclo completo o, in caso di copertura insufficiente (richiamo oltre i dieci anni), una somministrazione di richiamo e immunoglobuline (anticorpi emoderivati) qualora si riportino ferite estese a rischio di contaminazione.
Morso di un cane: quando andare in ospedale?
Non sempre è necessario recarsi in ospedale dopo aver ricevuto il morso di un cane; è però fondamentale riconoscere le situazioni in cui l’automedicazione non è sufficiente. Si tratta di:
- perdita di sangue copiosa, che non si arresta con la pressione o l’elevazione dell’arto: c’è il rischio che sia stato lesionato un vaso;
- perdita di sensibilità o del movimento: possibile lesione di un nervo;
- morsi al collo o al volto;
- lacerazioni estese (necessità di medicazioni avanzate e valutazione della ferita anche da parte del chirurgo plastico);
- evidenti segni di infezione locale o sistemica (febbre, brividi eccetera);
- perdita di funzione evidente;
- danneggiamenti (anche minacciati) di strutture profonde;
- ferita invalidante o difficile da curare a casa (per esempio ferite significative per entrambe le mani o per entrambi i piedi, ferite alla mano che richiedano l’elevazione continua dell’arto).
Che cosa fare e che cosa non fare?
Come per tutte le ferite, la prima regola è detergere. Abbondante acqua corrente (da rubinetto) e un blando sapone antisettico serviranno ad abbattere la carica microbica superficiale. Un’irrorazione con acqua ossigenata è un’ottima scelta per disinfettare la cute lesa. Se la ferita (soprattutto da denti) è penetrante e profonda, è meglio recarsi in ospedale ove possono essere eseguite delle irrigazioni della ferita con soluzione fisiologica mediante una siringa, per detergere in profondità.
Se le lesioni sono di lieve entità, si può ricorrere a una medicazione con garza e controllare spesso la ferita. Qualora si manifestassero i segni di infezione (gonfiore localizzato, arrossamento, dolore o secrezione di siero, sangue, pus), è bene recarsi in ospedale per le cure specifiche che prevenderanno una toilette locale della ferita e terapia antibiotica specifica, con o senza esame colturale.
È bene non assumere farmaci antibiotici a scopo preventivo, prima di tutto perché si è dimostrato che gli antibiotici non riescono comunque a scongiurare l’infezione di una ferita sporca; in secondo luogo perché esiste il rischio di selezionare germi antibiotico-resistenti che potrebbero provocare infezioni di difficile gestione. È inoltre importante non coprire e non cercare di chiudere con cerotti e steri-strip le ferite profonde o sporche prima di avere effettuato una corretta detersione della pelle.
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