Massimo Buconi spiega perché la Federcaccia sia prudente sulle modifiche della legge sulla caccia presentate in parlamento dalla Lega.
«In alcune parti non è più adeguata, in molte ancora inattuata» e dunque la manutenzione deve procedere in assenza di scontri ideologici che rischiano soltanto di far male al mondo venatorio e alle imprese agricole: Massimo Buconi affida a un video la spiegazione del motivo per cui la Federcaccia, l’associazione di cui è presidente nazionale, è tiepida sulle modifiche della legge sulla caccia presentate in parlamento dalla Lega, primo firmatario il deputato Francesco Bruzzone.
Per Buconi lavorare sulla 157/92 («una legge delicata») richiede innanzitutto approfondimenti sulla gestione faunistica e uno sguardo attento al contesto: rispetto a trent’anni fa sono infatti cambiati il clima, le esigenze delle imprese agricole e la composizione demografica dei cacciatori italiani.
È dunque necessario che il confronto si sviluppi «in assenza di barriere ideologiche»: per aggiornare la legge non servono «colpi di mano, che possono solo portare nuovi scontri e nessun beneficio alla caccia». Da tempo l’Ufficio studi e ricerche della Federcaccia sta tentando di capire quale sia la via migliore per ammodernare una legge «ancora valida nel principio» di base, ossia la necessità «di gestire il territorio e la fauna».
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