L’Arcicaccia ha fatto pervenire alla Camera le proprie osservazioni ai ddl che contengono una serie di modifiche alla legge sulla caccia.
Se si vogliono apportare alcune modifiche alla legge sulla caccia non si può procedere a forza di piccoli interventi «senza confrontarsi in maniera compiuta con l’articolato complesso di norme già consolidate»; altrimenti si rischiano difficoltà o addirittura il blocco dell’attività venatoria e del controllo faunistico.
È netto il messaggio del quale l’Arcicaccia correda le proprie osservazioni ai cinque ddl all’esame della commissione Agricoltura della Camera; occorrono infatti interventi non straordinari, ma «ordinari, moderni ed efficienti», così da poter gestire le problematiche in una prospettiva più ampia.
L’Arcicaccia raccomanda inoltre di prestare attenzione a spostare troppe competenze dallo Stato centrale alle Regioni; si rischierebbe infatti d’incappare nella tagliola della Consulta, visto che l’articolo 117 della Costituzione (lettera s) non prevede legislazione concorrente per la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema.
E non sono le uniche criticità: alcune modifiche in esame sono già contenute nel piano nazionale di gestione della fauna; è necessario non generare confusione tra le nuove figure eventualmente preposte al controllo faunistico, dai cacciatori professionisti ai bioregolatori; per le campagne di monitoraggio e raccolta di dati non può essere sufficiente il volontariato dei cacciatori, e dunque servono finanziamenti.
Attenzione infine alla proposta Caretta sugli osservatori faunistici regionali: alcune Regioni se ne sono già dotate; ma la formulazione del ddl rischia di generare confusione «e sovrapposizioni di competenza con l’Ispra che mantiene, e a oggi non potrebbe essere diversamente per il complesso normativo e costituzionale esistente, un ruolo di coordinamento».
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