Tra le misure contro la peste suina africana la Regione Basilicata inserisce anche lo stanziamento di fondi per la distruzione delle carcasse di cinghiale nei Comuni soggetti a restrizioni.
Dall’inizio dell’emergenza non si sono riscontrate infezioni all’interno del territorio regionale, ma per evitare che il virus della peste suina africana vi penetri la giunta che governa la Basilicata è intervenuta sulle misure di prevenzione decidendo di stanziare 250.000 euro (li gestirà l’Azienda sanitaria di Potenza) per farsi carico dei costi delle procedure di distruzione delle carcasse di cinghiale nei 29 Comuni soggetti a restrizioni.
Lo dispone l’ordinanza 9/2023, nella quale si prevede anche un contributo economico per la ricerca delle carcasse sul territorio, «così da ampliare la platea dei soggetti che possono partecipare alle azioni di monitoraggio».
In questo modo, spiega Francesco Fanelli che della Basilicata è vicepresidente e assessore alla Salute, si cerca d’intervenire «per riportare il numero dei cinghiali entro i limiti di sostenibilità indicati dal piano di depopolamento redatto dal commissario straordinario». L’obiettivo è ovvio, impedire che il virus entri nel territorio regionale e in contemporanea impattare il meno possibile sulle attività commerciali e turistiche, sullo sviluppo rurale e la filiera produttiva del settore.
Un ruolo fondamentale ce l’hanno i Gruppi operativi territoriali provinciali, cui la normativa assegna il compito di coordinare gli interventi finalizzati al depopolamento, di formare gli operatori e arruolare il personale, di garantire la biosicurezza degli allevamenti e di gestire gli impatti del cinghiale sul territorio.
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