Mirco Ragaini racconta la vita del bosco attraverso le sue opere – bronzi, quadri, pirografie, grafiche – che rappresentano il respiro della natura.
Mirco Ragaini potrebbe essere definito illustratore per caso. Perché un giorno di molto tempo fa, appassionato cacciatore e quindi lettore assiduo di riviste venatorie, mandò alla redazione di Diana alcuni suoi disegni, ammirando le opere pubblicate sulla rivista e firmate dal grande Roberto Lemmi. E quando Lemmi venne a mancare, Ragaini cominciò a illustrare la natura sulle pagine del magazine con cui collaborò per ben 22 anni.
Ma niente succede per caso. Mirco non solo ha frequentato l’istituto di belle arti, ma ha anche insegnato nella stessa scuola per dieci anni prima a Modena e poi ad Ancona. Ha fatto poi dell’arte, grazie al suo talento, la sua professione.
Natura e caccia le sue passioni
Gran parte del suo percorso di artista, che dura oramai da 45 anni, è segnato e ispirato dalla sua passione per la natura e per la caccia. «Ho sempre rappresentato quello che nel bosco mi incantava» spiega Mirco Ragaini. «E di boschi ne ho attraversati tanti, sempre in punta di piedi e con rispetto anche le volte che avevo la doppietta in spalla, accompagnato dai miei cani alla ricerca della regina, il mio sogno, il mio miraggio».
«Quella alla beccaccia è la mia caccia, che ho cominciato a praticare oramai tantissimi anni fa da non ricordarmi nemmeno bene quanti. Quello che ricordo però è che mi iniziò un amico che aveva uno spinone e da quel momento la beccaccia è stata la mia musa e la continuo ancora a cercare dietro la coda dei miei setter bianco-arancio. Amo la caccia con il cane da ferma e ho avuto la fortuna di viverla anche ai tempi d’oro, quando le starne erano abbondanti nelle mie zone di caccia ed era facile incontrare anche le coturnici. E amo profondamente la montagna e ancora oggi, nonostante abbia le protesi a entrambe le anche, non rinuncio a percorrerne i sentieri».
Il resto è storia perché Mirco Ragaini è un nome che tutti conoscono così come le sue opere. Ma Mirco è soprattutto cacciatore tra cacciatori, amico tra gli amici. Uno di noi. Proseguiamo allora il viaggio attraverso la sua arte, scoprendo le storie che si nascondono dietro a ogni suo lavoro.
Mirco Ragaini: artista cacciatore
Non solo quadri, ma anche sculture. Bellissime. Come è iniziato il suo percorso nelle arti plastiche?
«In modo curioso. Frequentavo l’Umbria e mi sono anche sposato lì. E tutto è cominciato proprio in una tabaccheria di Gualdo Tadino, dove ero entrato per comprare le sigarette a un amico. Nel locale facevano bella mostra di sé due sculture in resina che rappresentavo due beccacce. In realtà non erano dei capolavori, ma in quel momento mi ha affascinato l’idea di misurarmi nell’arte scultorea. E da lì ho cominciato la mia produzione».
«Le mie sculture sono fusioni in bronzo eseguite con la tecnica della cera persa e le dimensioni dei soggetti rappresentati sono a grandezza naturale. Una tecnica antica, già utilizzata all’epoca dei greci e dei romani. Definisco i particolari (occhio compreso) con colori acrilici su cui applico un fissante per far sì che si mantengano nel tempo. Ed è la grande quantità di tempo che ho speso a osservare gli animali che mi ha aiutato a creare delle rappresentazioni che rispondono a quello che accade in natura. Per questo, ad esempio, nell’opera “La sacra famiglia” (beccaccia con i pulcini) la scelta di inserire tre pulcini rispecchia la realtà».
Tante tecniche per la stessa arte
I suoi quadri sono evocativi, con immagini potenti. Il richiamo del bosco è forte e le sensazioni che si prova guardandoli sono profonde. Quale tecnica utilizza?
«Le mie opere pittoriche sono dipinte su tavola con colori acrilici. Di alcuni quadri ho scelto di realizzare anche stampe numerate che, come i quadri, sono di dimensioni variabili. Anche la mia produzione pittorica si ispira alla realtà. Ritraggo ciò che ho visto, quello che mi ha colpito. Come l’immagine del cacciatore di ungulati in attesa in altana a cui passa davanti, al crepuscolo, una coppia di beccacce. O come la beccaccia a terra su un tappeto di foglie. Ho colto l’attimo con la mia macchina fotografica. Ero fuori con il cane e improvvisamente il setter fermò. Un attimo dopo la regina fece capolino da dietro l’albero. Meravigliosa. L’ho catturata con l’obiettivo della mia reflex fermando per sempre il ricordo di quell’emozione. Perché quando si ritrae la natura, niente è più bello di ciò che è vero».
Le opere di Mirco Ragaini sono visibili su Facebook (Art Animalier di Mirco Ragaini) e su Instagram (@art.animalier). Seguici sulla nostra pagina Facebook Beccacce che Passione.