Si riducono i vincoli per la caccia al cinghiale nel Lazio.
Le misure di contenimento hanno circoscritto la peste suina africana all’interno del Grande raccordo anulare: si allentano dunque i vincoli per la caccia al cinghiale nel Lazio. Nella zona confinante con la zona infetta o, zona di restrizione 1, la giunta regionale (delibera 1123 pubblicata sul Burl del 6 dicembre) ha infatti deciso di consentirla «in tutte le forme previste dal disciplinare per la gestione della specie»
Le misure da applicare restano però rigorose. Gli Atc Roma 1 e Roma 2 e gli istituti privati che ricadono nel territorio coinvolto devono predisporre un piano per la salvaguardia della biosicurezza; dovranno poi inviarlo ai servizi veterinari di competenza e all’autorità sanitaria regionale per l’approvazione. I cacciatori (tutti i cacciatori di selezione; uno per gruppo nelle zone bianche; un quinto dei partecipanti a braccata e girata) dovranno invece partecipare a corsi di formazione specifici, organizzati dall’Asl o dall’Istituto zooprofilattico. È inoltre obbligatorio servirsi di case di caccia adeguate, ove l’Asl effettuerà almeno due sopralluoghi al mese e condurrà dei test a campione. La giunta ha inoltre deciso che nelle operazioni di controllo faunistico possono essere coinvolti anche i cacciatori di selezione iscritti all’albo regionale, a patto che abbiano ricevuto un’idonea formazione sulla biosicurezza.
La delibera non riguarda solo i cacciatori di cinghiale. La giunta ha infatti deciso di consentire anche la caccia alle altre specie, a condizione che i cacciatori disinfettino veicoli, calzature e attrezzature e a fine giornata lavino sia gli indumenti utilizzati a caccia sia, con acqua e sapone, le zampe dei cani.
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