Se il governo continuerà a non affrontare le otto questioni che gravano sui cacciatori, l’Anuu migratoristi chiamerà i propri associati a una mobilitazione molto simile a uno sciopero.
Non è tanto dissimile da quello che la Libera Caccia chiama sciopero dei cacciatori: se le risposte istituzionali continueranno a tardare, l’Anuu migratoristi proclamerà la mobilitazione dei propri associati, cui chiederà di sospendere «ogni forma di collaborazione prestata volontariamente [nelle operazioni] di gestione faunistica».
Per evitarla il governo, a partire dal ministro Lollobrigida, dovrà tentare di risolvere rapidamente «una situazione pesantissima e non più sostenibile», nella quale i cacciatori italiani reclamano «rispetto e certezza del diritto».
Le questioni aperte sono otto, cinque delle quali strettamente tecniche: l’atteggiamento dell’Ispra, che «non l’ha mutato, [neppure] sulle deroghe relative al prelievo e alla riattivazione dei roccoli, nonostante gli incontri e le promesse»; la possibilità di cacciare in prossimità dei valichi montani; il mancato avvio del procedimento di revisione del documento Key concepts sulla migratoria; la mancata riforma della 157/92; la mancata identificazione puntuale delle zone umide e delle fasce di rispetto, nelle quali è vietato usare munizioni in piombo.
Se ne aggiungono altre tre da non sottovalutare: i cacciatori «continuano a essere oggetto di controlli spesso vessatori e umilianti»; subiscono insulti e aggressioni «di veri e propri ecoterroristi, che distruggono le strutture venatorie senza che nessuno li punisca adeguatamente»; infine, il servizio pubblico televisivo «continua a fare disinformazione sulla caccia e a offendere i cacciatori».
Pertanto l’Anuu migratoristi sollecita «una risposta istituzionale immediata», che non può prescindere da una collaborazione con le associazioni venatorie, per affrontare le problematiche «con progettualità e determinazione».
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