Le associazioni venatorie contestano il governo per la decisione di rinviare la riforma della legge sulla caccia.
Sono state ore tempestose: la spaccatura della maggioranza sul decreto agricoltura non poteva lasciare indifferenti le associazioni venatorie, che confidavano che nel giro di una settimana la riforma della legge sulla caccia sarebbe andata a effetto.
Per Massimo Buconi, presidente nazionale della Federcaccia, una questione resta prioritaria rispetto a tutte le altre: in assenza di modifiche legislative (si partiva dall’obbligo di inserirli nelle leggi regionali, non impugnabili davanti al Tar, anziché negli atti della giunta; s’era già formulato un compromesso, ossia il ripristino di quello precedente in caso di sospensione cautelare) i calendari venatori restano esposti ai ricorsi delle associazioni di protezione ambientale, e dunque impediscono ai cacciatori di conoscere in anticipo come si dispiegherà la stagione.
Un’analisi politica
A un’analisi più politica si dedica l’Arcicaccia, che con «molto rammarico» sottolinea che «la sbandierata rivoluzione della caccia si è trasformata nella peggiore presa in giro elettorale mai vista». Per i suoi dirigenti sono «patetici» i tentativi di dare la colpa all’ostruzionismo del Movimento 5 Stelle, considerato che il governo «con un atto politico inequivocabile» ha chiesto alla Lega di ritirare gli emendamenti.
Per l’Arcicaccia è dunque evidente che, qualsiasi sia il colore del governo, non ci sono i presupposti per cambiare in meglio la 157/92, che comunque resta «un’ottima legge», e a distanza di trentadue anni dall’approvazione «rappresenta ancora il miglior compromesso a tutela della caccia e dei cacciatori». Più che una riforma, è dunque necessario il report sullo stato della sua attuazione, l’unico strumento che può indicare se e dove sia necessario intervenire.
Alla cabina di regia del mondo venatorio, la cui convocazione ha chiesto con urgenza (bisogna che «valuti quali iniziative intraprendere, e come manifestare dissenso e malumore» nei confronti dello stop), l’Anuu migratoristi delega l’analisi politica; nella lettera aperta rivolta a Francesco Bruzzone, il presidente nazionale Marco Castellani segnala che la richiesta di far ritirare gli emendamenti per la scarsa attinenza col tema trattato dal decreto è in realtà un pretesto «che nasconde la poca voglia di schierarsi con forza e determinazione a favore del settore venatorio». Oltre a «gravi conseguenze» per le forze di maggioranza, ne deriva inevitabilmente un ulteriore crollo della credibilità della politica.
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