Life Perdix: rivogliamo la “nostra” starna e i motivi sono tanti. 2.800 coppie riproduttive verranno inserite nella Valle del Mezzano. Ma non solo.
Rivogliamo la “nostra” starna e i motivi sono tanti. Per salvaguardare la biodiversità prima di tutto, perché la sottospecie italica di Perdix perdix è praticamente estinta nel nostro Paese e non possiamo perdere per sempre un patrimonio così prezioso, simbolo delle nostre campagne e della fauna selvatica della nostra penisola. Prima di tutto, ma non solo.
Perché tra gli obiettivi del Life Perdix, il progetto europeo che mira al recupero della starna italica realizzato con il contributo dello strumento Life dell’Unione europea e della rete Natura 2000, c’è anche quello di fornire un supporto strategico alle prassi di reintroduzione in natura della starna in Europa, con vantaggi per il turismo, la produzione agroalimentare di qualità e la selezione zootecnica cinofila.
Senza dimenticare che, oltre a salvaguardare la biodiversità, la reintroduzione della starna in ambiente naturale può portare beneficio anche ad altre specie a rischio.
C’è tempo fino al 2024 per vincere questa sfida
L’Ispra sta coordinando il progetto grazie al quale nella Zps Valle del Mezzano (Fe), l’area di circa 18mila ettari – che in parte ricade nel Parco del Delta del Po – individuata come ottimale, si mira al recupero e alla conservazione della starna italica mediante selezione genetica e alla reintroduzione di una popolazione vitale nel sito Natura 2000 identificato, un’area valliva bonificata alla fine degli anni Sessanta e ora caratterizzata da estesi seminativi attraversati da una fitta rete di canali, con fossi e alberi frangivento.
Ad aggiungere elementi di idoneità va ricordato che nel Mezzano fino agli anni Ottanta c’erano circa 12mila starne, popolazione che subì una drastica decimazione nel gelido inverno del 1985 e fu avviata all’estinzione negli anni successivi.
Gli attori dell’impresa sono diversi: capofila è Ispra, come detto, e quindi Enci (che cofinanzia il progetto), Federcaccia, Legambiente, il Parco Delta del Po, i Carabinieri Forestali (Cufa) e la Fédération nationale des chasseurs. Già, anche i cacciatori francesi, perché gli obiettivi del Life guardano più lontano e oltre i nostri confini.
Cinque gli obiettivi
E gli ha spiegati bene e chiaramente Francesco Riga, il tecnologo Ispra che coordina l’impegnativo lavoro degli attori coinvolti, nel corso della conferenza stampa di presentazione del Life Perdix. «Ricreare, attraverso il captive breeding e la selezione genetica, una popolazione stabile e vitale di starna italica in un’area protetta idonea, anche integrando le esperienze positive di gestione della starna e degli agroecosistemi realizzate in Francia. Occorre quindi avviare un processo di conservazione partecipativo, con il diretto coinvolgimento della comunità locale e dei portatori di interesse, e un programma di monitoraggio basato anche sulla citizen science, al fine di fornire un contributo strategico alla prassi di reintroduzione / ripopolamento della starna in Italia e in Europa, dove la specie è in declino. E per realizzare tutto questo è senza dubbio necessario migliorare le tecniche di gestione ambientale in favore della specie».
La selezione degli esemplari idonei e la gestione del territorio
Per questo, diversamente dai numerosi rilasci effettuati in passato, che hanno riguardato esemplari di allevamento di scarsissima qualità genetica e molto spesso di importazione, il progetto Life Perdix mira a reintrodurre in natura esemplari idonei e di origine compatibile con quella delle popolazioni di starna che storicamente occupavano la Penisola. Perciò è stato campionato geneticamente un congruo numero di coppie riproduttrici.
La selezione genetica si è basata sulle attuali conoscenze disponibili, relative alla presenza di aplotipi mitocondriali in individui di starna contemporanei messi a confronto con campioni museali. Selezionati i soggetti possessori di aplotipi riconosciuti come italici, soltanto questi possono essere utilizzati per la formazione delle coppie di riproduttori, la cui prole sarà a sua volta idonea alla riproduzione.
Oltre alla selezione genetica, il team di laboratorio ha identificato e ottimizzato anche un protocollo per evitare la consanguineità, garantendo il più possibile la variabilità genetica.
A fine progetto gli individui immessi saranno circa 27mila, circa 5mila ex situ; un certo numero di animali sarà anche messo in sicurezza presso altri centri pubblici di conservazione (Grosseto e Perugia) per ulteriori progetti di reintroduzione in altre aree idonee della nostra Penisola.
Ovviamente prioritaria per la realizzazione del progetto è la gestione degli habitat per migliorare l’idoneità del territorio nell’area di presenza storica. L’input è invertire la perdita di biodiversità, poiché il valore della starna è importante non solo per la biodiversità stessa, ma anche per il mantenimento degli agroecosistemi.
Necessario, quindi, anche il coinvolgimento di operatori volontari delle componenti agricole, ambientaliste, venatorie e cinofile in termini di formazione e interesse nel proseguire sul territorio le azioni di tutela necessarie.
Cinofilia protagonista
La starna ha anche un grande valore per la cinofilia. E la tutela del cane di razza è profondamente associata alla conservazione degli habitat naturali, che rappresentano i contesti in cui sono nate centinaia di razze canine plasmate da funzioni legate alle risorse naturali. «Lo strumento delle verifiche zootecniche – afferma Dino Muto, presidente di Enci, cofinanziatore del progetto – si configura come un elemento insostituibile per la selezione delle razze canine e la starna, specie che ha risentito fortemente del depauperamento degli habitat naturali, rappresenta un selvatico dal valore inestimabile per i programmi selettivi delle razze da ferma. Enci segue e supporta con grande attenzione azioni come questa, che mirano alla riqualificazione del territorio e alla tutela delle risorse faunistiche».
Il coinvolgimento dell’Ente nazionale della cinofilia italiana nell’attuazione di questo progetto ha quindi un senso profondo, che affonda le radici nel passato e che nello stesso tempo guarda al futuro. Il Mezzano, infatti, è stato prestigioso palcoscenico di verifiche selettive importanti, che hanno consentito nel tempo di valorizzare il patrimonio zootecnico rappresentato dalle razze da ferma. E proprio per custodire e mantenere questo inestimabile patrimonio zootecnico e culturale la cinofilia italiana non ha esitato a militare in prima fila per restituire e garantire ai nostri meravigliosi cani da caccia quello di cui hanno bisogno e per cui sono stati selezionati.
Un lavoro da replicare
Al termine del Life è prevista la produzione di una guida sulle migliori strategie di gestione sostenibile e di conservazione della biodiversità della starna, da diffondere in Italia, in Francia e in altri Paesi europei. Post Life anche la stesura di un piano di gestione comprensivo di linee guida per la realizzazione di ulteriori programmi di reintroduzione della starna italica e di altre specie.
«Comunicare ciò che si sta facendo, come e perché, e poi i risultati ottenuti – spiega Francesco Riga – è e sarà fondamentale per sensibilizzare addetti ai lavori, e non, sull’importanza a 360 gradi di questo progetto. Si ambisce a un coinvolgimento diretto, seppur a vario titolo, di persone del luogo e a raggiungere un ampio pubblico nazionale e internazionale, perché è imprescindibile per il successo del Life rivolgersi anche all’opinione pubblica in generale, per una sensibilizzazione culturale verso la conservazione della fauna e la gestione ambientale».