Cia-Agricoltori ha presentato un’articolata proposta di riforma della legge sulla caccia.
Gestire diversamente il territorio, rimodulare il controllo faunistico, coinvolgere di più il mondo agricolo: sono questi i cardini della proposta di riforma della legge sulla caccia a firma Cia. L’obiettivo è incidere a fondo sulla legislazione in vigore, considerata “obsoleta e carente sul piano economico e ambientale”. La Confederazione degli agricoltori italiani ha accompagnato il testo con una presentazione in sette punti.
La Cia propone innanzitutto un cambio d’approccio, da protezione a gestione della fauna selvatica. Con la 157/92 così modificata si dovrebbe inoltre ricostituire il Comitato tecnico faunistico-venatorio presso Palazzo Chigi. Dovrebbero prendervi parte i ministeri di Agricoltura e Ambiente, le Regioni, Ispra e le organizzazioni interessate.
La Cia propone poi di trasformare gli Ambiti territoriali di caccia in Distretti di gestione faunistica e venatoria. Nel nuovo ordinamento la caccia deve essere distinta dalle attività di gestione della fauna, nelle quali il mondo agricolo deve essere coinvolto a fondo. Ciò non significa escludere i cacciatori, opportunamente preparati, dal controllo faunistico. Ma non si può delegare il controllo alla caccia. In parallelo, devono poter essere attivati interventi di emergenza e di pronto intervento.
Di più: la Cia chiede che si rafforzi l’autotutela degli agricoltori, autorizzati a intervenire sui loro terreni anche con l’abbattimento, e che si giunga a un risarcimento integrale dei danni da fauna selvatica. La legge della caccia così riformata si chiude con la tracciabilità rigorosa della filiera della carne; perché ciò sia possibile, bisogna che i centri “di raccolta, sosta e lavorazione della selvaggina” siano presenti su tutto il territorio.