Le proposte dell’Enalcaccia per la riforma della legge sulla caccia

Le proposte dell’Enalcaccia per la riforma della legge sulla caccia: cacciatore imbraccia carabina
© Rafa Jodar / shutterstock

L’Enalcaccia ha scritto al ministro dell’Agricoltura per evidenziare i possibili cardini di una riforma efficace della legge sulla caccia.

Lo strumento lo aveva già suggerito, un disegno di legge governativo che diventi un decreto soltanto qualora la sua approvazione si riveli complicata; i contenuti su cui ritiene che la riforma della legge sulla caccia debba incardinarsi l’Enalcaccia li ha comunicati con una lettera al ministro Francesco Lollobrigida, al sottosegretario Patrizio La Pietra e a Donato Monaco, vicecapo di gabinetto del ministero dell’Agricoltura.

Tra le modifiche auspicate la principale ha come tema i calendari venatori, di cui l’Enalcaccia valuta negativamente sia la durata quinquennale (la consistenza di alcune specie può cambiare) sia il trasferimento da un atto della giunta a una legge regionale, contro la quale si rischia un ricorso alla Consulta e dunque «effetti negativi per lungo tempo».

Per l’Enalcaccia la possibile soluzione consiste nel far tornare in vigore, in caso di sospensione cautelare decisa dal Tar, il calendario venatorio dell’anno precedente; è bene peraltro che la legge preveda che le associazioni venatorie riconosciute a livello nazionale abbiano diritto a intervenire quali parti necessarie del giudizio.

Gli Atc, il piombo, le specie in eccesso

Il secondo punto critico riguarda l’amministrazione degli Atc, nei cui comitati di gestione l’Enalcaccia ritiene necessario che siano presenti tutte le associazioni venatorie riconosciute attive nella regione; solo se avanzano posti si possono ripartire in base al numero degli iscritti.

L’Enalcaccia chiede inoltre misure specifiche per le specie in eccesso, come lo storno, e quelle aliene, una normativa più chiara per i valichi montani, sia alpini sia appenninici (sul tema il ministero deve rispondere a un’interrogazione del deputato leghista Francesco Bruzzone; è improbabile che lo faccia prima della chiusura estiva del parlamento), e una «specificazione puntuale» delle zone umide in cui è vietato trasportare munizioni in piombo: al momento la legge le definisce come quelle che si trovano nell’elenco Ramsar e all’interno dei Siti di interesse comunitario, delle Zone di protezione speciale e di riserve naturali e oasi di protezione.

Anche al di fuori della 157/92

Di munizioni in piombo per l’Enalcaccia bisogna tornare a parlare anche con le istituzioni comunitarie: talvolta, si segnala, gli agenti di pubblica sicurezza considerano il regolamento europeo predominante rispetto all’interpretazione restrittiva disposta dalla legge nazionale, e sanzionano la violazione del divieto anche in prossimità delle zone umide; può essere utile cominciare a ragionare su una modifica internazionale, così da prevedere un’esimente per «le piccole quantità di cartucce» o per chi dimostra di essere soltanto di passaggio.

Ha a che fare con l’Unione europea anche la richiesta di un tavolo che analizzi a fondo la migrazione degli uccelli e produca una documentazione certa per aggiornare i key concept; per farlo potrebbe essere utile riattivare i roccoli.

Infine, l’Enalcaccia chiede una regolazione puntuale della raccolta delle firme online per i referendum contro la caccia: al momento (mezzo milione la soglia da raggiungere) se ne contano 17.000 per quello principale, e poco più di 7.000 per l’abrogazione dell’articolo 842 del codice civile sull’accesso dei cacciatori ai fondi privati.

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