Nominato dal governo commissario alla peste suina africana, Vincenzo Caputo ha parlato al Tgr Piemonte.
«Dovremo essere molto contenti se in un triennio saremo riusciti a eradicare il virus»: è questo l’obiettivo che s’è dato Vincenzo Caputo, direttore dell’Istituto zooprofilattico di Umbria e Marche e nuovo commissario straordinario alla peste suina africana, intervistato da Martino Villosio del Tgr Piemonte a poche ore dalla nomina che ha portato all’avvicendamento di Angelo Ferrari.
Villosio rileva prudenza nel rispondere alle domande sia su che cosa non abbia funzionato finora (nell’Italia continentale i contagi hanno raggiunto quota 463) sia sul destino delle recinzioni intorno all’area infetta. Caputo s’espone un po’ di più nel dire che «tra le priorità da sottoporre al decisore politico» ci sarà la necessità di poter contare stabilmente su personale pubblico specializzato. «Il mondo del volontariato e della caccia può rappresentare uno straordinario strumento di bioregolazione»; deve però essere «ben coordinato dalla parte pubblica, con delle regole d’ingaggio molto chiare».
Nel servizio interviene anche il commissario uscente Angelo Ferrari, che respinge la critica di non aver puntato su abbattimenti massicci. «Ho seguito le indicazioni del gruppo degli esperti» nota; «dicevano che all’interno della zona di restrizione due, ossia dove il virus è presente, non si poteva andare a caccia».
Villosio suggerisce che sulla braccata nella zona rossa il nuovo commissario la pensi come il vecchio; semmai cambierà qualcosa all’esterno, dove potrebbe aumentare il numero degli abbattimenti. Ma dove l’infezione s’è già diffusa è molto probabile che cadano le deroghe concesse dalle Regioni e tornino in vigore le restrizioni alle attività outdoor.
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