Dopo l’incontro con l’assessorato la Federcaccia anticipa alcuni contenuti del calendario venatorio della Toscana 2024/2025: tortora e cinghiale gli argomenti più delicati.
Al momento la Regione Toscana è orientata a non inserire la tortora nel calendario venatorio 2024/2025. Lo fa sapere la Federcaccia dopo l’incontro con l’assessore Stefania Saccardi, titolare della delega all’Agricoltura e vicepresidente della giunta.
È però sul cinghiale che si concentrano le discussioni principali. In accordo con la nuova formulazione della legge 157/92, la stagione per la braccata aprirà il 1° ottobre e andrà avanti fino al 31 gennaio; in accordo con le squadre (la Federcaccia segnala che la Regione «ha parzialmente accolto le osservazioni e le proposte che le avevamo presentato») gli Atc potranno regolamentarne lo svolgimento nelle aree vocate.
A Stefania Saccardi la Federcaccia ha ribadito d’essere contraria alla decisione di prolungare la caccia di selezione al cinghiale fino a mezzanotte e, come previsto dalla normativa nazionale, di consentire l’impiego dei visori notturni.
Una posizione difficile da sostenere
È difficile però capire a che cosa la Federcaccia Toscana si riferisca quando per la caccia di notte e l’impiego delle ottiche termiche denuncia «forti criticità dal punto di vista della sicurezza»: gli incidenti, è noto, sono più frequenti durante le braccate che non nelle uscite di caccia di selezione.
Più chiaro è il riferimento alla conflittualità tra le varie forme di caccia; ma se si continua a pensare che i cinghiali siano affare esclusivamente dei cinghialai, si rischia di non riuscire mai a risolvere l’emergenza, che da un po’ di tempo è diventata doppia: la peste suina africana (peraltro nelle scorse ore il commissario straordinario s’è dimesso) ha raggiunto anche la Toscana.
Per gestire al meglio la specie, contenere i danni all’agricoltura ed evitare che il virus si diffonda c’è bisogno di tutti, senza gelosie o pretese; per tentare di contenerle la Federcaccia sta tentando di ottenere dalla Regione «una diversificazione territoriale» dell’applicazione del provvedimento. Ma sarà la strada giusta?
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