Beccaccia, cinghiale, corvidi, migratoria: l’Arcicaccia commenta l’impianto del calendario venatorio del Lazio 2024/2025.
La priorità assoluta è «la sostenibilità tecnico-giuridica delle scelte» che orientano l’impianto del calendario venatorio del Lazio 2024/2025, da blindare «rispetto ai rischi di ricorsi e sospensive»; pertanto su tutto ciò che si discosta dalle indicazioni dell’Ispra, come la chiusura della caccia alla beccaccia fissata al 31 gennaio (peraltro il giudizio in sé è positivo), l’Arcicaccia chiede di conoscere la documentazione scientifica a sostegno.
Formulerà la stessa richiesta se nelle prossime settimane rispunterà l’ipotesi, al momento apparentemente tramontata, di quattro giornate di caccia collettiva al cinghiale nel mese di ottobre, prima del trimestre canonico novembre-gennaio; bisogna infatti evitare che si superi l’arco temporale massimo previsto dalla legge, sul rispetto del quale l’Ispra e i tribunali sono inflessibili. Data questa premessa, per i corvidi è meglio mantenere il calendario ordinario che introdurre poche giornate di preapertura, che costringono ad anticipare la chiusura.
L’Arcicaccia inoltre contesta il mancato inserimento di cinque giornate aggiuntive per la caccia alla migratoria a ottobre e novembre (s’apprende che la documentazione non è ancora pronta) e chiede alla Regione sia di attivare la caccia in deroga allo storno, sia di promuovere l’approvazione del piano di gestione della pavoncella in Conferenza Stato-Regioni.
Critico soprattutto però è il metodo di confronto: se la bozza del calendario arriva a ridosso della riunione del comitato tecnico faunistico-venatorio regionale, le osservazioni non possono essere immediatamente pronte; pertanto «tecnicamente la Regione sente le associazioni venatorie, ma non garantisce che effettivamente discutano e partecipino alle scelte».
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