Criticandolo, la Federcaccia Brescia rivela quali siano i punti chiave del parere dell’Ispra sul calendario venatorio della Lombardia 2024/2025.
Lo definisce ricco di determinazioni «difficilmente condivisibili», analoghe a quelle espresse nella scorsa stagione: la Federcaccia Brescia non è soddisfatta del parere dell’Ispra, i cui contenuti svela in una nota, sul calendario venatorio della Lombardia 2024/2025 (è l’atto della giunta che integra la legge regionale 17/04; se il parlamento approverà la proposta del deputato leghista Francesco Bruzzone, diventerà la procedura standard per tutte le Regioni italiane).
Oltre alle restrizioni graduali all’uso del piombo, i passaggi considerati critici sono quattro: la durata della stagione (per l’Ispra la caccia vagante deve aprire il 2 ottobre, e generalmente chiudere prima del 31 gennaio: al fagiano addirittura il 30 novembre); la non cacciabilità della minielpre (renderla cacciabile potrebbe «incoraggiare il ripopolamento» di una specie da eradicare) e della starna; l’addestramento cani soltanto da settembre, e non nella seconda parte del pomeriggio; i dubbi sulle giornate aggiuntive per la caccia alla migratoria a ottobre e novembre.
Annunciando infine d’essersi messa a loro disposizione, la Federcaccia Brescia si dice convinta che gli uffici tecnici della Regione debbano «avvalersi di ogni competenza scientifica per poter motivare le [proprie]scelte, e [opporsi] a questioni palesemente forzate».
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