La carabina Sako S20 con un’ottica Steiner Ranger 6 e le munizioni PowerHead Blade: una combinazione che va a costituire un sistema d’arma molto efficace. L’abbiamo provato a caccia per prelevare un capriolo M1.
Questa prova è il compimento di una promessa. A giugno è arrivato il momento di portare a caccia l’ultima carabina di Sako, il modello S20. Ibrida – è disponibile sia in versione Hunter sia Precision – e modulare – la calciatura in polimero offre molte opportunità di adattamento – rappresenta una delle più innovative interpretazioni sul tema bolt action. Dopo la prima recensione a motore spento, come scrissi su Caccia Magazine di luglio 2020, è il momento di un test vero, sul campo di caccia.
Nell’occasione, ho avuto l’opportunità di abbinarle due importanti novità proposte per il mercato italiano dalla holding Beretta: il cannocchiale Ranger 6 e la cartuccia Sako PowerHead Blade, provata al poligono per lo scorso numero della rivista. Si tratta quindi di un sistema d’arma completo, che intende rappresentare il top della proposta del Gruppo nel segmento della caccia di selezione.
L’occasione del test l’hanno fornita Beretta e Montefeltro, che mi hanno ospitato per un’intensa due-giorni nella Atv di Rivergaro. Mi sono dunque mosso in un contesto collinare, piacevolmente ondulato, costituito da una successione di colture a perdere, boschi ben tenuti e ampi prati a fieno in cui è possibile insidiare varie specie di selvaggina, dall’ungulato alla classica stanziale. Il tutto impreziosito da una casa di caccia in cui spiccano trofei asiatici e africani di grande rilievo.
L’equipaggiamento, anzitutto
Sako S20 è un sistema d’arma realizzato attorno a uno chassis che consente una serie di personalizzazioni pressoché infinita. Il telaio in alluminio anodizzato costituisce l’interfaccia tra l’azione, il calcio e l’astina che, in questo modo, sono intercambiabili e altamente configurabili. L’arma viene proposta nelle versioni Hunter e Precision; ho provato ovviamente la prima.
Nell’occasione l’arma montava il cannocchiale Steiner Ranger 6 in versione 3-18×56. Cannocchiale versatile, pensato sia per la caccia alla cerca sia per il tiro da altana, presenta una zoom ratio di 1:6 e si dimostra efficace in condizioni crepuscolari grazie alla campana da 56 mm e una combinazione di vetri alla fluorite e trattamenti superficiali in grado di restituire all’oculare il 92% della luminosità della scena. Fornito di reticolo 4A illuminato (Fiber illumination technology), presenta un dot centrale ben definito e, in combinazione con la torretta balistica Bc, favorisce l’acquisizione in sicurezza del bersaglio alle diverse distanze d’ingaggio.
Della cartuccia Blade ho ricavato impressioni molto positive in poligono; monta un’ogiva evoluta, atossica, in grado di fornire prestazioni ottimali in un ampio intervallo di distanze e su selvatici di ogni taglia. Le rosate sul bersaglio sono eccellenti; questa prova ha fornito indicazioni utili per capire come lavora sul selvatico.
Si comincia in altana
Il test della Sako S20 è iniziato con la taratura a 100 metri effettuata presso l’azienda venatoria. La necessità di ridurre il disturbo sui selvatici mi ha indotto a limitare a due soli caricamenti il l’assortimento di cartucce impiegate. Alla cartuccia Blade di Sako, prima proposta atossica proprietaria dell’azienda finlandese, ho affiancato un’altra monolitica che mi ha sempre riservato sorprese positive: l’allestimento Vor-Tx di Barnes, la cui ogiva Ttsx da 168 grani è peraltro utilizzata dalla stessa Sako nella sua linea PowerHead II. Fino alla comparsa della palla Blade costituiva l’unica scelta atossica a catalogo.
Il test è stato effettuato in appoggio anteriore ma in condizioni precarie di stabilità e questo ha influito negativamente sulla rosata. I raggruppamenti ottenuti con entrambe le munizioni sono però risultati più che soddisfacenti, con un vantaggio in favore della palla Blade. Come prevedibile, peraltro.
Il prelievo si è concretizzato la mattina successiva, alla cerca, dopo un paio d’ore infruttuose in altana. Infruttuose ma non per la mancanza di selvatici; si è infatti presto materializzato un M1 che, dopo aver a lungo pascolato nell’erba alta, se ne è andato di gran carriera prima di raggiungere l’area dove avrei potuto piazzare il colpo mirando con precisione. Sparo / non sparo è il solito dilemma che mi assale quando individuo un animale ma non godo di una visuale perfettamente libera.
Ciascuno deve fare i conti con la propria personale definizione di etica e la mia è molto restrittiva. Riportato a regime il battito cardiaco, ho speso del buon tempo per smaltire la delusione per un tiro che sembrava prossimo a concretizzarsi. Quando l’esercizio venatorio deve mettere in riga – oltre alle solite norme che ci guidano – anche l’aspetto per così dire professionale, diventa tutto ancor più difficile. Di questo logorio interiore farà le spese, di lì a poco, un altro M1. Un selvatico promettente che il piano di abbattimento mi ha consentito di prelevare.
Alla cerca!
Prima di arrivare a questo secondo incontro ho però lasciato l’altana per un’iniziale cerca nei suoi dintorni. La zona ospita una vigna ben tenuta destinata alla produzione di Gutturnio, un rosso locale ottenuto con vitigni Barbera e Croatina, che può essere vinificato in versione frizzante e ferma. È un ottimo accompagnamento, se fermo, con la tradizionale coppa piacentina arrosto, arrosti, bolliti, brasati e carni alla griglia, ovviamente anche di selvaggina.
Nonostante le qualità enoiche del territorio e i germogli della vigna, molto appetiti dalla specie capriolo, non incontriamo nulla e decidiamo di cambiare area di caccia. Il sole ormai si è alzato e i presagi che la mattinata sia passata invano acquistano ogni minuto che passa lo sgradevole sapore di una certezza.
Un nuovo incontro
La seconda zona di caccia è incuneata in un’ampia valle, in parte soleggiata. Ma è nell’ombra della zona di transizione con il bosco che l’occhio esperto di Carlo Cazzaniga, mia guida in questa uscita, individua il mantello rossiccio dell’M1 prima che io riesca anche solo a sollevare il binocolo. Il telemetro indica una distanza di circa 145 metri, perfetta per un tiro consapevole senza troppe complicazioni di carattere balistico. Approfitto del bastone di Carlo che mi fornisce il solo appoggio anteriore. Fatico a stabilizzare l’arma e il reticolo va su e giù in maniera incontrollabile. Rimpiango di aver lasciato il mio stick in auto, che di punti d’appoggio me ne offre due, e di non poter sparare dallo zaino. Anche in questo caso l’erba è troppo alta per concedermi visibilità in posizione prona.
Intanto il capriolo si allontana brucando al margine del bosco. I 145 metri diventano prima 150, poi 160. Nel momento in cui il selvatico si ferma, controllo per l’ultima volta la torretta balistica poi inizio a combattere con lo scatto; il peso è idoneo al tiro venatorio ma il mio cervello non vuole decidersi a completare la trazione. Si sente insicuro e non vuole fallire. A 170 metri circa finalmente reticolo, respiro e dito si coordinano e lasciano partire il colpo per concretizzare uno dei peggiori tiri di cui conservo memoria. L’animale non percepisce il fischio della palla, che con ogni probabilità gli passa abbondantemente sopra, e si allontana solo perché disturbato dal rumore dello sparo.
In allarme, si ferma a 248 metri, di muso. E lì – in quella posizione svantaggiosa – guarda nella nostra direzione per svariati minuti. Io intanto regolo la torretta balistica sulla nuova distanza, speranzoso di una seconda opportunità. Che alla fine arriva. La mente si concentra sul selvatico e dimentica tutte le fisime così da trasformare l’esperienza in qualcosa di diverso da una passeggiata nella natura allietata da un paio di avvistamenti.
Impressioni a caldo
In una giornata faticosa, della Sako S20 ho principalmente apprezzato la modularità che mi ha permesso di regolarla in maniera ottimale in base alle mie caratteristiche fisiche. Lo scatto, che si è rivelato perfetto nel tiro al bersaglio statico, è risultato un po’ pesante nell’azione venatoria; non una pecca perché, con un giro di brugola, avrei potuto portarlo al mio valore ideale, intorno al chilogrammo.
Si tratta infatti di un componente eccezionalmente raffinato per un’arma da caccia: contenuto in una scatola di alluminio, rimovibile, viene fornito in versione SST (scatto diretto per il tiro venatorio, standard nella Hunter) e DST (a due tempi, pensato per il tiro di precisione); in entrambi i casi consente la regolazione del peso di sgancio tra 1.000 e 2.000 grammi e, agendo su una vite a brugola disposta sulla mezzeria del grilletto, del trigger reach. Il rinculo è risultato inavvertibile grazie alle doti della calciatura, sia a caccia sia in fase di taratura.
Ottica e munizione
Molto buona l’ottica che presenta i bracci del reticolo abbastanza spessi ma è nobilitata da un punto rosso ben definito che, con i suoi 11 livelli di luminosità, si adatta a ogni condizione operativa. La sua compattezza va a vantaggio della massa complessiva del sistema e della sua estetica, molto riuscita.
Meritano infine una considerazione le cartucce PowerHead Blade. Nello specifico di questo prelievo, la palla ha lavorato in maniera perfetta dimostrando che le caratteristiche decantate dal marketing del produttore trovano corrispondenza con la realtà dei fatti. Da evidenziare inoltre come i dati dichiarati coincidano con la traiettoria reale. La torretta Bc del Ranger 6 ha interagito in maniera coerente con la tabella fornita dal produttore e si è dimostrata semplice da tarare, solida e con click ben udibili, una caratteristica molto apprezzata da chi ne fa un uso intenso.
Il test completo è pubblicato su Caccia Magazine di agosto 2021.
La scheda tecnica della Sako S20
Produttore: Sako
Modello: S20
Tipo: carabina bolt action
Calibro: .308 Winchester
Lunghezza canna: 618 mm
Lunghezza totale: 1.142 mm
Organi di mira: assenti
Caricatore: 5 colpi
Sicura: manuale a due posizioni, blocca scatto e percussore
Materiali: calcio in polimero, acciaio inox
Finiture: brunitura
Peso: 3.700 g
Prezzo: 2.049 euro
Sito produttore
Distributore: Beretta
Su Caccia Magazine sono recensite tutte le ultime novità di Sako.