Non c’è alcun riferimento alla caccia nel programma elettorale del Partito democratico.
Non c’è la caccia nel programma elettorale del Partito democratico; non c’è la caccia, non c’è la politica venatoria, non c’è la gestione faunistica. E questo potrebbe essere un problema: perché il silenzio può essere sia una strategia sia un rischio, dato il possibile effetto calamita da parte degli alleati; e gli alleati (perlomeno alcuni, della coalizione di centrosinistra fanno parte anche +Europa e Impegno civico) si sono già espressi per l’abolizione della caccia.
Come in tutti i partiti grandi, all’interno del Pd si registrano sensibilità diverse sulla caccia; in assenza di un programma esplicito conteranno dunque molto i nomi dei candidati. E la decisione di far correre Rossella Muroni, ex presidente nazionale di Legambiente eletta nel 2018 con Liberi e uguali, è un segnale chiaro; fu sua la proposta, poi non accolta, di inserire nella Costituzione il riferimento agli animali come esseri senzienti, cui dev’essere garantita «un’esistenza compatibile con le loro caratteristiche etologiche».
Di per sé un nome, che onestà vuole che si riconosca che nell’ultima legislatura non ha presentato provvedimenti contro la caccia, non vuol dire niente; e di sicuro nel Pd ci sono anche politici vicini ai cacciatori, se non proprio cacciatori. Ecco perché occorre una posizione ufficiale: quale sarà la linea nei confronti della caccia?
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