Christian Maffei, presidente nazionale Arcicaccia, chiede un incontro ai partiti per discutere di politica venatoria e caccia nei programmi elettorali.
Siamo ancora alla compilazione delle liste, di temi si parla il giusto, ma le elezioni politiche s’avvicinano (mancano meno di quaranta giorni al 25 settembre) ed è giusto capire che spazio avrà la caccia (ma ce l’avrà?) nei programmi elettorali. Per primo s’è mosso Christian Maffei, presidente nazionale dell’Arcicaccia, che ha inviato una lettera ai partiti e ai movimenti chiedendo un incontro formale; sarà questa la sede per discutere delle loro posizioni sulla politica venatoria e per confrontarle con quelle degli associati.
L’Arcicaccia non potrà prendere in considerazione programmi che non considerino la fauna selvatica bene comune, che sminuiscano il ruolo della scienza, depotenzino la caccia sociale e sostenibile o non facciano «argine al populismo ambientalista». E prima che un reticolato istituzionale l’Europa dev’essere innanzitutto il principio unificatore che garantisca indirizzi comuni a Paesi diversi; è chiaro anche se implicito il riferimento ai key concept per la migratoria. Nei piani dell’Arcicaccia c’è inoltre una modifica di ruolo e funzioni dell’Ispra, che deve diventare «un’agenzia libera da condizionamenti politici e radicata nelle relazioni con il territorio»; irrinunciabile infine una programmazione integrata tra Atc, Comprensori alpini e Parchi.
«Non ci appartiene la commistione d’interessi diversi» chiude Maffei «ricomposti in improprie lobby che al momento trovano attenzione nella Federcaccia e nell’associazione tra Coldiretti e il Cncn»; la priorità è «proteggere l’ambiente e l’agricoltura», non incentivare le riserve o «investire in armamenti».
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