La Commissione europea contesta la nuova disciplina del controllo faunistico: l’Italia rischia una procedura d’infrazione comunitaria.
Non solo per munizioni in piombo, calendari venatori, contrasto al bracconaggio e recupero delle carcasse in Piemonte: l’Italia rischia l’apertura d’una procedura d’infrazione comunitaria anche sul controllo faunistico, la cui disciplina è cambiata dopo l’approvazione della legge di bilancio 2023.
Modificato dai commi 447 e 448 dell’unico articolo della 197/2022, l’articolo 19 della legge quadro sulla caccia specifica che delle «zone vietate alla caccia», dove gli interventi di contenimento numerico sono consentiti «anche nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto», fanno parte anche «le aree protette e le aree urbane». Dopo una lunga serie di controversie giuridiche, nella medesima sede il legislatore decise inoltre che, coordinati dalle polizie locali, alle operazioni di controllo faunistico possono partecipare anche «i cacciatori iscritti agli Ambiti territoriali di caccia o ai Comprensori alpini delle aree interessate, previa frequenza di corsi di formazione».
A dare per prima la notizia è stata l’Oipa, Organizzazione internazionale protezione animali, che segnala un problema di conformità della legge 157/92 con le direttive Habitat e Uccelli; il governo Meloni dovrà dunque decidere come muoversi per evitare l’apertura di un’altra procedura d’infrazione.
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