Per incrementare le popolazioni di starne ci viene incontro una nuova tecnica: quella dell’adozione.
Per incrementare le popolazioni di starne, in tutte le numerose realtà infatti, dove a seguito di immissioni di soggetti allevati in cattività, condotte per motivi cinofili o di ripopolamento, sono presenti delle starne, questo metodo che sfrutta la disponibilità degli adulti all’adozione di giovani può risultare quanto mai utile.
Se nel fagiano, per fare un esempio, la cura della prole è portata avanti dalla sola femmina, nel caso della starna il compito di accudire i giovani viene viceversa svolto, con identica dedizione, tanto dalla femmina quanto dal maschio. E questo è senz’altro uno dei caratteri maggiormente distintivi di questa specie.
Gruppi familiari
Il gruppo familiare della starna, composto dalla femmina, dal maschio e dai giovani, meglio conosciuto nell’ambiente venatorio come “brigata”, rimane compatto fino a quando i giovani, nel tardo inverno, abbandonano i genitori per andare, ciascuno per proprio conto, alla ricerca della rispettiva anima gemella. La coppia, una volta rimasta sola, si predispone per la successiva stagione riproduttiva. In pratica, nella vita delle starne il “divorzio” non è previsto e il maschio e la femmina, salvo il decesso dell’uno o dell’altra, rimangono uniti per tutto il resto della loro vita.
Nelle starne quello che possiamo definire l’istinto materno è dunque appannaggio di entrambi i membri della coppia e si manifesta in modo molto forte per tutto il lungo periodo compreso, grosso modo, tra il momento in cui i pulcini, una volta schiuse le uova, vedono per la prima volta la luce del sole e il termine del successivo inverno, allorché i giovani, divenuti ormai adulti pronti per riprodursi, se ne vanno per i fatti loro.
Coppie sterili e singoli soggetti
Le coppie di starne prive di prole, perché sterili o perché per qualche ragione hanno perso la propria covata, sono molto disponibili ad adottare degli sconosciuti starnotti. Identica predisposizione all’adozione di giovani è manifestata anche da singoli soggetti. Non solo dalla femmina rimasta per qualche ragione “vedova”, ma anche, e qui sta il bello, dal maschio rimasto “scapolo” per non essere riuscito a trovare una femmina disponibile al “matrimonio” o divenuto suo malgrado “vedovo” per il decesso della fedele compagna.
Una fortissima attrazione tra giovani e adulti
Questa fortissima attrazione tra adulti e giovani è alla base di una nuova tecnica per cercare di incrementare le popolazioni di starna. Ovviamente, questo metodo può essere vantaggiosamente utilizzato nelle aree dove ci sia comunque una minima presenza di starne, frutto di precedenti immissioni, non certo nei territori dove la specie è ormai totalmente estinta, oppure nelle pochissime realtà dove ancora sopravvivano popolazioni naturali autoctone.
Serve il contributo dei cacciatori e dei cinofili
Per incrementare le popolazioni di starne con questo metodo, come è ovvio, presuppone la disponibilità dei cacciatori o dei cinofili a seguire con sufficiente attenzione il territorio che sta loro a cuore allo scopo di individuare per tempo, durante il periodo primaverile ed estivo, l’eventuale presenza di una coppia priva di prole o di un adulto, femmina o maschio che sia, isolato. Una volta individuato questo tipo di soggetti, occorre avere a disposizione un allevamento disponibile a fornire starnotti di età compresa tra le cinque e le otto settimane.
Una volta accertata la presenza di una coppia o di un adulto scapolo, occorre disporre nell’area da loro frequentata una piccola voliera di robusta rete a maglia sciolta, lunga due metri, larga circa 170 centimetri e alta, a seconda del modello, uno o due metri, possibilmente a forma di tenda canadese. Questa particolare conformazione impedisce alle giovani starne, nel caso siano indotte da qualche inopportuna presenza (animali e uomini) a prendere il volo, a procurasi delle ferite alla testa. L’inclinazione delle pareti della volieretta, infatti, le costringe a chiudere le ali e quindi a ritornare a terra prima che abbiano modo di sbattere la testa sul soffitto della voliera. A ogni buon conto, si possono anche utilizzare anche normali volierette di forma rettangolare, avendo tuttavia l’accortezza in questo caso di foderarne con una morbida rete di corda o di plastica il soffitto. Quest’ultimo accorgimento è tuttavia raccomandabile adottarlo anche nella volieretta a tenda canadese.
L’alloggio degli starnotti
L’alloggio per gli starnotti all’interno della voliera può essere utilmente realizzato con quattro presse di paglia. Due piazzate sul terreno, a una distanza di circa 50 centimetri una dall’altra; la terza posta sopra le altre in modo tale da realizzare una sorta di rustica casetta; una fetta della quarta deve essere viceversa messa a chiudere uno dei due ingressi del rifugio. L’impiego di presse di paglia consente un duplice vantaggio. Di notte offrono un riparo caldo, mentre di giorno danno l’opportunità di un fresco riparo. L’adozione, infatti, venendo praticata nella tarda primavera e all’inizio dell’estate, deve fare i conti con un clima caratterizzato da giornate molto calde e notti ancora abbastanza fresche. Data l’età precoce degli starnotti, il loro piumaggio è ancora incompleto e quindi hanno bisogno di essere riparati tanto dal caldo diurno quanto dall’abbassamento della temperatura durante le ore notturne. In mancanza di presse di paglia, si possono usare ugualmente dei rifugi di legno, ma sempre avendo a cuore questa duplice necessità di difesa dagli estremi climatici. Ovviamente, all’interno della voliera, non devono mai mancare adeguato mangime e acqua pulita.
Protezioni anti-predatori
La volieretta va posizionata bene in vista in un ambiente aperto, in ogni caso lontana da ambienti come boschi, siepi, calanchi eccetera rifugio di ogni sorta di predatori: volpi, faine, gatti, rapaci, cornacchie, gazze. La collocazione ideale della piccola voliera è sul margine di un prato, ad esempio di erba medica, a confine con una stoppia di grano, in modo che sia ben visibile, ma anche facilmente sorvegliabile da parte dell’operatore addetto alla sua gestione, in modo tale che possa guardare senza essere visto.
La volieretta deve essere obbligatoriamente dotata di una protezione elettrica anti-predatore e di una trappola a cassetta. Quest’ultima è essenziale per la cattura dei gatti randagi che, nelle condizioni che caratterizzano oggigiorno le campagne, rappresentano non di rado i predatori più abbondanti e, nel caso della starna, anche tra i più micidiali. Essi, infatti, sono in grado di predare le starne a qualsiasi ora del giorno e della notte, passando sovente inosservati in quanto ritenuti, a torto, innocui. La recinzione elettrica è essenziale per respingere gli assalti di predatori come la volpe, ma anche, laddove è presente, il cinghiale, una specie non di rado presente anche nelle aree agricole.
La nuova famiglia
Una volta sistemata al meglio la volieretta con tutti i suoi accessori, occorre portarvi dai tre ai cinque starnotti di età compresa tra un minimo di cinque settimane a un massimo di otto. Gli starnotti di età inferiore alle cinque settimane, infatti, rischiano di non riuscire a stare dietro ai genitori e quindi di disperdersi. Viceversa, impiegando starnotti di età superiore alle otto settimane, si rischia che questi rifiutino i genitori e quindi anche in questo caso si disperdano.
Nel caso in cui o un adulto singolo o una coppia priva di prole si avvicinino alla volieretta e appaiano ben disposti ad adottare gli starnotti, occorre aggiungere altri giovani fino ad arrivare a circa 15 soggetti.
Per assicurasi che le intenzioni dell’adulto o della coppia siano davvero orientate all’adozione dei giovani, occorre osservare la volieretta da lontano, magari da bordo di auto, avendo cura in ogni caso di non procurare il minimo disturbo. L’adulto o la coppia, in questi casi, cercano di trovare il modo di entrare nella voliera e di “parlare” con i giovani rinchiusi. I giovani, a loro volta, rispondono chiamando gli adulti. Nel caso in cui si osservi questo tipo di comportamenti, occorre lasciare le starne sole e tornare il giorno dopo. Se gli adulti sono ancora presenti intorno alla voliera, al quel punto si può passare all’adozione vera e propria.
L’operazione è quanto mai delicata, perché è sufficiente un minimo disturbo per mandare tutto a carte quarantotto. La porta della volieretta deve dunque essere aperta per fare uscire gli starnotti in modo tale da non spaventarli e farli disperdere prima di essersi aggregati stabilmente all’adulto o alla coppia. A tal fine è consigliabile aprire la porta della voliera impiegando una corda da una distanza di almeno venti metri. Se questo non fosse possibile, è meglio aprire la porta a mano e andarsene lontano dalla voliera senza disturbare ulteriormente le starne. A questo punto i giovani possono uscire dalla volieretta o gli adulti entrarvi dentro. In un caso come nell’altro bisogna osservare queste fasi rimanendo lontani e nascosti. A ogni modo occorre essere pazienti perché le starne possono prendere diversi minuti per realizzare che la porta della voliera è aperta.
Il grande vantaggio offerto da questo metodo per incrementare le popolazioni di starne risiede nel fatto che gli adulti, una volta tiratisi dietro i giovani, sono in grado di introdurli nel migliore dei modi nell’ambiente selvatico, educandoli a un’alimentazione del tutto naturale e insegnando loro a sfuggire alle insidie dei predatori; in altre parole a trasformali in autentici animali selvatici. E i risultati conseguiti sono davvero eccezionali, sia in termini di sopravvivenza dei giovani durante il successivo autunno-inverno, sia in termini di soggetti capaci di riprodursi con successo nella successiva primavera.