Calano morti e feriti a causa degli incidenti di caccia: ecco il report dell’Università di Urbino.
Nel medio periodo il trend degli incidenti di caccia è in diminuzione. La ricerca dell’Università di Urbino Carlo Bo lascia poco spazio alle interpretazioni. Nel 2019 sono stati 15 i morti, come nel 2018. Furono 18 nel 2017 (-16% a distanza di due anni). Scende anche il numero dei feriti: 60 nel 2019, -3% sul 2018 (62) e -9% sul 2017 (66). La ricerca dell’Università di Urbino segnala anche l’assenza di non cacciatori tra i morti; quattro i feriti. Nell’ultima stagione, quella compresa tra settembre 2019 e gennaio 2020, si sono verificati 78 incidenti di caccia: 18 le vittime, 60 i feriti.
La conclusione dello studio è netta: la caccia non è tra le attività più pericolose. Basta guardare i dati del 2019 su escursionismo (133 morti e 111 feriti), balneazione (84 morti e 12 feriti escludendo i malori), sport invernali (36 morti e 50 feriti), alpinismo e arrampicate (21 morti) e sport estremi (22 morti e 53 feriti). “I dati riportati dalla ricerca” si legge nel comunicato dell’università “non comprendono eventi causati da malori, cadute, atti intenzionali o episodi di bracconaggio. Infatti tali cause non hanno a che fare con una pratica venatoria corretta e tanto meno sono imputabili all’uso delle armi”.
La cabina di regia del mondo venatorio associa il trend all’opera di sensibilizzazione sulla sicurezza che si sta facendo sempre più capillare. Ma non basta: è soltanto l’inizio di un percorso il cui traguardo deve esser prossimo allo zero.
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