I dirigenti di Federcaccia e Arcicaccia contestano chi strumentalizza gli incidenti di caccia per chiedere restrizioni all’attività venatoria.
Strumentalizzare gli incidenti di caccia è inaccettabile. A distanza di poche ore i vertici di Federcaccia e Arcicaccia spendono parole simili per reagire agli attacchi di chi fa leva sui fatti di cronaca per chiedere a gran voce limitazioni alla stagione venatoria.
I tre decessi, si legge nella nota ufficiale di Arcicaccia, “difficilmente possono dimostrare la pericolosità della caccia in Italia”. L’uomo che passeggiava nei boschi della Sardegna è morto per un colpo di fucile sparato da un bracconiere prima dell’apertura. In Lombardia è stata una caduta a causare la tragedia. Il terzo caso, spiega Arcicaccia, non deve neppure essere considerato nelle statistiche italiane: si tratta di un cittadino svizzero morto oltre confine. Gli episodi, “indubbiamente gravi”, non giustificano i toni allarmistici che risuonano nelle ultime ore.
Arcicaccia continua a invitare alla prudenza e al rispetto delle regole, consapevole però “che i cacciatori sono persone responsabili e che non esiste alcuna emergenza sicurezza”.
Massimo Buconi, presidente nazionale Fidc, esprime concetti analoghi: «Non si deve permettere di strumentalizzare gli incidenti di caccia, né di accomunare caccia e bracconaggio». In un video diffuso su Facebook ricorda che «i primi a esser danneggiati dal bracconaggio sono i cacciatori».
Per difendersi, il mondo venatorio deve farsi carico di una serie di obblighi ben precisi nei confronti della natura e della biodiversità. Simmetricamente lo Stato è chiamato «a un’azione di vigilanza efficace, continua e costante». Sorveglianza e responsabilità: solo così si può salvare il futuro della caccia, fa capire Buconi.