Il Conseil d’État ha stabilito che il quadro normativo in vigore in Francia è sufficiente per garantire la sicurezza pubblica nell’esercizio della caccia.
«La sécurité à la chasse est suffisamment encadrée», basta di per sé il quadro legislativo rafforzato attualmente in vigore, né spetta al potere giudiziario intervenire per inasprire le restrizioni: così il Conseil d’État ha motivato la sentenza con cui ha respinto il ricorso dell’associazione One Voice, che puntava ad aumentare i divieti per l’esercizio della caccia in Francia ritenendola un disturbo all’ordine pubblico e un problema per la sicurezza.
Di «decisione saggia» parla Willy Schraen, presidente della Fédération nationale des chasseurs, che sottolinea che sulla caccia insistono ben 150 articoli del codice dell’ambiente; è chiaro dunque che sul tema non c’è bisogno di altri interventi specifici. L’associazione One Voice, dice Schrane, «voleva far pressione sulle autorità», impressionandole con l’accusa di «non aver affrontato adeguatamente i problemi connessi con la sicurezza a caccia».
Non è così, e comunque un ricorso in tribunale non è la via per intervenire: «Non si può fingere di dimenticare» chiude «che la separazione dei poteri giudiziario, legislativo ed esecutivo è il principio fondamentale delle democrazie rappresentative».
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