L’aula della Camera sta esaminando la legge di bilancio, che col comma 550 dell’unico maxiemendamento dispone alcune modifiche alla legge sulla caccia.
Ci siamo: stamani alle otto l’aula della Camera ha iniziato a discutere la legge di bilancio; dopo l’esame dalla quinta commissione, il comma 550 dell’unico maxiemendamento ora dispone alcune modifiche all’articolo 18 della 157/92, la legge che regola la caccia in Italia.
Gli interventi sono cinque. Uno è poco più di un ritocco formale: dopo la modifica il calendario venatorio non sarà più lo strumento con cui si indicano le specie cacciabili, ma l’atto finalizzato a indicarle. Incidono di più sia l’equiparazione tra l’Ispra e il comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale, sia per le giunte regionali l’obbligo di attenersi «[al] rispetto dei limiti temporali» indicati nella legge.
Il nucleo però sta altrove: concettualmente nel nuovo preambolo dell’articolo 18, che «legittima e autorizza» la caccia «per ciascuna intera annata venatoria»; di fatto, nella modifica che in quattro mosse intende impedire che i ricorsi contro i calendari si rivelino soltanto un ostacolo per l’esercizio della caccia:
- si riduce il tempo concesso per l’impugnazione, accorciato a trenta giorni;
- si obbliga il Tar a coinvolgere nel giudizio le associazioni venatorie, «parti necessarie»;
- si prevede di applicare il terzo comma dell’articolo 119 del codice del processo amministrativo, che impone tempi certi (la prima udienza utile dopo trenta giorni) per la discussione di merito;
- soprattutto, si dispone che in caso di accoglimento cautelare del ricorso torni in vigore «l’ultimo calendario venatorio legittimamente applicato», che disciplinerà la stagione fino alla sentenza di merito.
Se non ci saranno sorprese, entro la fine della settimana la Camera approverà la legge di bilancio col voto di fiducia; il testo poi passerà al Senato, per la cosiddetta lettura conforme.
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