Gli organizzatori di Eos ’22, la fiera di caccia in corso a Verona fino a domenica, hanno diffuso un report sul valore del settore venatorio e armiero.
L’ultimo studio sul valore del settore venatorio e armiero risale al 2018, quando l’Università di Urbino lo fissò a più di 7 miliardi di euro (quasi mezzo punto di pil) sui quali l’export incide per il 90,3%; gli organizzatori di Eos ’22, la fiera di caccia che si apre oggi a Verona, hanno diffuso qualche nuovo dettaglio per definire meglio il contesto. Negli ultimi anni infatti i report e le inchieste si sono concentrati soprattutto sulle situazioni locali, come nel caso dello studio dell’Università di Firenze, e sull’impatto economico della pandemia.
Nel 2021 le imprese italiane hanno prodotto, cifra record, più di 1.100.000 armi. I segnali di inizio 2022 indicano che la produzione s’avvia a migliorare ancora: a fine marzo il Banco di prova ha infatti ricevuto 273.901 armi, +4,69% rispetto alle 261.625 del primo trimestre 2021. Il traino è dovuto essenzialmente alle armi lunghe sportive e da caccia e alle armi corte sportive e comuni. Attualmente le imprese operanti nel settore sono 2.334, +3% rispetto al 2010; in undici anni è cresciuto anche il numero degli addetti (+0,7%), ora 11.433.
Nel 2020, ultimo dato disponibile, le licenze di caccia rilasciate in Italia sono state quasi 650.000; presi congiuntamente, tiro agonistico e caccia contano più di 1.200.000 praticanti.
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