David Stocchi ha cominciato a percorrere i suoi sentieri di caccia con accanto un setter gordon e non ha mai dimenticato le grandi soddisfazioni che ha messo nel suo bagaglio di esperienza accompagnato dal setter nero-focato.
Cacciatori si nasce e se qualcuno lo è diventato, di certo non è il mio caso. Ricordo molto bene quando, da bambino, mio nonno mi portava a caccia di tordi. Il mio ruolo era quello di trovare e recuperare le prede proprio come avrebbe dovuto fare un buon retriever. Poi, col passare del tempo, le prime uscite dietro il cane da ferma, inseguendo le ultime starne, qualche fagiano, ma soprattutto le beccacce.
Fu subito beccaccia
Con una scuola del genere la passione venatoria insita in me non poteva prendere altri indirizzi e perciò fu subito beccaccia. Giornate intere dietro ai cani del nonno a cercarla nel bosco, poi molto tempo passato a leggere riviste e libri e a scartabellare tutto ciò che poteva offrirmi informazioni sui cani da caccia e sulle beccacce.
Fu proprio su uno di testi, “Una vita con il setter gordon” di Aldo Salvadori, titolare dell’affisso dell’Arbia, che lessi le origini della razza e mi innamorai di questo meraviglioso ausiliare.
Vorrei suscitare in molti cacciatori cinofili lo stesso interesse per questa razza, con cui mi sono accompagnato con grande soddisfazione nelle mie uscite a beccacce prima di utilizzare il setter inglese. Per questo riporto le parole di Salvadori che tanto mi colpirono.
Potenza di olfatto e istinto di ferma superiori
Il setter gordon è cane senza dubbio scozzese (scozzese due volte inglese, cioè), quindi nello stesso modo che vengono distinti gli altri setter, in setter inglese e irlandese, è giusto distinguere il gordon con il nome di setter scozzese.
Il duca Alessandro IV di Gordon, dimorante in Scozia in Gordon Castle, nella regione a nord di Fochabers presso il fiume Spey, fissò i caratteri di questa razza servendosi di cani esistenti già da tempo presso i pastori di quella regione. Questi puntavano la selvaggina da grandissima distanza, la seguivano lentamente all’orma, dimostrando di avere una potenza di olfatto e istinto di ferma anche superiore a quello delle altre razze inglesi da caccia allora esistenti.
Fu proprio la migliore femmina di questi che il duca fece accoppiare con il migliore dei suoi setter, ereditato dai suoi antenati, a dar origine all’attuale setter nero-focato.
La prima cucciolata fu di sei figli, tutti neri con macchie di bianco e marrone scuro, ossia mogano, il colore, insomma, che oggi diciamo rosso-focato. Alcuni autori asseriscono che con questa cucciolata è entrato il colore rosso-focato nel setter scozzese, ma ciò non è esatto, perché Gervase Markham, sin dal 1820, descrive diversi setter aventi il mantello nero e rosso-focato e questi cani, afferma l’autore, erano i più resistenti.
Il setter gordon in Italia
Lentamente cominciarono a diffondersi per la docilità, la robustezza e le doti venatorie di cui erano in possesso, e furono subito apprezzati in Inghilterra, ma più valorizzati in Norvegia, dove anche oggi esistono numerosi allevatori.
I primi gordon in Italia sono segnalati già prima del 1878.
Un magnifico esemplare era nelle mani del signor Panti di Milano, una coppia era presente nella Real Casa e produsse dei bellissimi cuccioli. Diversi esemplari, sempre in quel periodo, erano posseduti dai signori Armstrong e Gaddum, pure di Milano. Detti soggetti risultarono belli e bravi, ma mancanti di statura. Nei primi anni del 1900 importarono ancora qualche gordon i signori Grottanelli e Ugurgeri di Pisa.
Setter gordon: il compagno del nobile cacciatore
Per carattere è il più affettuoso e il più mite di tutti i cani inglesi, così come nella caccia alle grouse, che si pratica nei moors della Scozia, non vi è altro cane che possa contendergli la palma per la resistenza e per l’intelligenza che vi spiega.
Di statura appena minore del setter irlandese, il gordon è del pari robustamente costruito; possiede ampio torace, collo robusto, arti e reni potentissimi.
La sua testa è più arrotondata e cioè con cranio più sviluppato che negli altri setter ed anche il muso è di forma più corretta e morbida grazie alle labbra leggermente cadenti. Le orecchie più lunghe, larghe e discendenti rasentano le guance e danno alla sua fisionomia l’espressione più affabile e intelligente.
Il fuoco che splende nel suo vivacissimo sguardo e le sue narici flessibili e spaccate, rivelano la sua straordinaria generosità d’azione e la potenza del suo naso.
Sebbene il suo pelame sia nero, sopporta il calore meglio del setter irlandese per essere meno folto e meno lungo nella schiena. Qui da noi, però, gli occorre dell’acqua per dissetarsi nella torrida stagione onde resistere per un intero giorno nella sua meticolosa cerca.
Questo è il vero cane da signore e il vero compagno del nobile cacciatore. Oltre alla sua elegante figura, è devoto, ubbidiente, docile in casa, ardente, intelligente e generoso nella caccia, merita giustamente il primo posto fra la nobile famiglia dei cani inglesi (Gino Pollacci, Il setter scozzese).
Il setter gordon a caccia
Ma la cosa che più mi colpì fu scoprire, documentandomi sui libri, il comportamento del gordon sul terreno di caccia e che dopo aver utilizzato per molto tempo questa splendida razza posso dire di trovarmi perfettamente d’accordo con quando riportato in letteratura.
Il gordon è di natura generico per qualsiasi tipo di caccia, ma è uno specialista del bosco e della palude, che sono il suo regno. Infatti un terreno difficile e accidentato sarà il luogo prediletto del gordon. Per questo la razza deve essere potente e possedere un naso eccellente.
Non tutti sanno che la potenza olfattiva dei cani sensibili è circa 4.000 volte superiore a quella dell’uomo. Il gordon primeggia tra questi, dovendo lavorare in boschi fitti e macchioni, che sono di ostacolo alla liberazione dell’emanazione e alla percezione per il naso del cane (Jacques Bliard, Pleins feux sur le Setter Gordon).
Huara dell’Arbia, il primo amore
Dopo la lettura de Una vita con il setter gordon contattai subito Salvadori e i giorni successivi, nonostante le mille dicerie sul setter gordon del tipo “ma i gordon non vanno”, “ne esce uno su mille” eccetera, ferreo nella mia decisione corsi a Pianella, piccolo paesino bagnato dal fiume Arbia in provincia di Siena, e acquistai una cucciola.
Huara dell’Arbia, detta Giada (questo è il nome che scelsi), con il passare del tempo e con le sue stupende azioni di caccia, tra una filata, una ferma e grandi recuperi, non ci mise molto a smentire le chiacchiere che i colleghi cacciatori inventavano sui gordon e sin dall’età di sette mesi, quando mi fece incarnierare la sua prima beccaccia con un’azione degna del miglior specialista, non smise mai di stupirmi, migliorando di giorno in giorno e facendomi entrare il gordon nel cuore.
Oggi per motivi diversi caccio con i setter inglesi. Questi cani mii hanno stregato, hanno caratteristiche che più si addicono al mio modo attuale di cacciare, ma il primo amore non si scorda mai e chissà se un giorno tornerò a cercare beccacce passando insieme al gordon giornate indimenticabili tra boschi e montagne.
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