La ricerca sulla beccaccia non si ferma e Sergei Fokin, direttore del Gruppo di ricerca sulla beccaccia di Mosca, ha reso noti i risultati della stagione di inanellamento notturno della Scolopax rusticola nella Russia centrale.
A fine 2019 Sergei Fokin, direttore del Gruppo di ricerca sulla beccaccia di Mosca (Società russa per la conservazione e lo studio degli uccelli) mi ha gentilmente inviato, per conoscenza, una sintesi del resoconto dei risultati della stagione di inanellamento notturno di fine settembre delle beccacce nella Russia centrale. Lo stesso studio è stato da lui inviato all’Office national de la chasse et de la faune sauvage (Oncfs) in base a una ventennale collaborazione con il più importante centro di ricerca europeo sulla beccaccia.
Come è noto da questa collaborazione tra il Gruppo di ricerca sulla beccaccia di Mosca e l’Oncfs è stato possibile ottenere annualmente preziosi dati previsionali sullo status della Scolopax rusticola e sul successo riproduttivo a monte delle partenze migratorie autunnali verso le aree di svernamento in Europa occidentale (ove si verifica il più pesante sfruttamento venatorio). E questi dati sono oggettivamente importanti per un’auspicabile gestione conservativa della specie (purtroppo a oggi attuata poco e male).
La ricerca sulla beccaccia per conoscere lo status della specie
Di questa sintesi dei dati raccolti riporto la traduzione letterale come piccolo esempio di quanto si fa virtuosamente in Russia (il principale Paese “produttore” di quelle che usiamo con alterigia chiamare le “nostre” beccacce) per una seria conoscenza dello status e del trend della specie.
Principali risultati dell’inanellamento 2019 in Russia
Numero di regioni interessate: | 7 |
Numero di équipe di inanellatori: | 11 |
Numero di siti: | 32 |
Numero di beccacce inanellate: | 309 |
Numero di inanellatori: | 20 |
Numero di uscite notturne: | 177 |
Numero di contatti: | 1168 |
Numero di riprese relative a questa stagione: | 13 |
Numero di riprese indirette: | 1 |
Successo di cattura: | 27,70% |
Adulti: | 63 |
Giovani dell’anno: | 246 |
Giovani precoci: | 178 |
Giovani tardivi: | 63 |
Giovani indeterminati: | 5 |
% di giovani sul totale: | 79,60% |
Proporzione tra i giovani: | 73,9% precoci e 26,1% tardivi |
Un buon successo riproduttivo
Questi dati sono indicazione di un buon successo riproduttivo (nella stagione 2019; non sempre le cose stanno così bene!) con la produzione di molti giovani (cfr l’alta percentuale sul totale catturato e inanellato), come poi è stato verificato durante la stagione di caccia nei Paesi di transito e svernamento.
Va precisato anche che questa classe di età è rappresentata da una netta maggioranza di giovani precoci, cioè nati nella tarda primavera, il cui clima favorevole ne ha permesso una buona sopravvivenza e che arrivano alla partenza migratoria a sviluppo avanzato e muta del piumaggio praticamente completa, favorendo la capacità di superare le molte, spesso pesanti, avversità e facilitando, in definitiva, la sopravvivenza e la continuità della specie.
Dati di densità e di age-ratio
Quest’attività di monitoraggio notturno con faro e cattura per inanellamento fornisce anche dati di densità e di age-ratio (rapporto giovani-adulti), che offrono indicazioni puntuali per ogni annata riproduttiva utilizzabili nel complesso a compensare il quadro tendenzialmente negativo proveniente dai conteggi primaverili.
Parallelamente a questa attività, in Russia viene svolto un altro ventennale monitoraggio con i conteggi dei maschi in volo di parata nuziale (croule), iniziato nel 1999 sull’area di nidificazione di 43 regioni (National Woodcock Roding Census), alla cui organizzazione e realizzazione partecipano le istituzioni, le associazioni di cacciatori e quelle ambientaliste, oltre ai gruppi di ricerca sulla beccaccia.
La distribuzione spaziale dell’intensità di croule sulle vastissime aree delNational Woodcock Roding Census in due decenni successivi (1999-2008 e 2009-2018) ha mostrato una diminuzione delle zone di più alto numero di contatti con tendenza a un aumento di quelle a media intensità. Sembra, tuttavia, che la popolazione nidificante sia influenzata dalle condizioni climatiche e forse anche dalla distribuzione di aree di rinnovo forestale (boschi giovani) più attrattive per la specie.
Infine, in ambito gestionale in Russia si effettua un’analisi dei carnieri (autunnali e primaverili, questi ultimi ancora per un breve periodo concessi), evidenziando una pressione di caccia enormemente inferiore rispetto a quella nei Paesi di svernamento.
Le responsabilità dei cacciatori
Se fosse possibile utilizzare saggiamente queste informazioni a fini conservativi, modulando comparativamente e opportunamente i prelievi e limitando tempi e momenti di caccia, potremmo imboccare finalmente una buona via di sfruttamento conservativo e sostenibile di questo bene (la beccaccia) rinnovabile.
Purtroppo da molti segnali non emerge che la voce del mondo della caccia insista su questa direzione. Tutt’altro! È di quest’anno l’ottenimento di un prolungamento della stagione venatoria in gennaio in deroga ufficiale a quanto previsto dal calendario iniziale (Sicilia) o addirittura a quanto consolidato da decenni (Piemonte). Per molti è quindi sempre valido l’antico motto “cacciare il più possibile, ma uccidendo il meno possibile”, ma solo ipocritamente nella prima parte (cacciare il più possibile); “uccidendo il meno possibile” sembra, infatti, un concetto chiaramente inapplicabile sul campo dalla maggior parte dei fruitori del patrimonio beccaccia.
Un primo bilancio approssimativo della stagione venatoria 2019-2020
Voglio chiudere con un tentativo di interpretazione dei dati (ovviamente ancora non completi) ad oggi disponibili sulla stagione venatoria 2019-2020). La riproduzione è stata buona, con un’elevata percentuale di giovani in Russia, come abbiamo visto (80% circa). Un valore percentuale simile relativamente alla presenza dei giovani è stato poi riscontrato nei carnieri autunno-invernali in alcune regioni dell’Italia settentrionale e della Francia occidentale.
Una recente informazione mi è giunta dal francese Philippe Vignac che mi ha aiutato a capire “dove sono andati a finire gli adulti”. Sembrerebbe che nel nord della Francia, in zone a bassa pressione di caccia e in particolare – dall’analisi dei dati ottenuti durante le catture notturne per inanellamento – in zone protette, l’age-ratio si sarebbe stabilizzata sul 50%.
Da molti anni l’age-ratio rilevata sulle beccacce inanellate risulta più bassa di quella proveniente dall’esame delle ali delle beccacce uccise durante la stagione di caccia. Probabilmente per una questione di concentrazione degli adulti nelle aree protette, come d’altronde aveva molte volte affermato Fadat nei suoi studi che risalgono agli anni Settanta nella Foresta demaniale di Freux, in Bretagna. Gli adulti sanno dove poter svernare in pace e vi tornano (sostituiti nel tempo da giovani maturati che hanno imparato le regole del gioco). Ciò non è male, tutt’altro. Gli adulti costituiscono l’asse portante di una popolazione, ma bisogna comunque permettere che un numero congruo di giovani sopravviva (cioè che non venga ammazzato) per poter via via sostituire i predecessori per la sopravvivenza della specie.