Casanova e Carloni (Lega) chiedono alle istituzioni europee di rendere possibile la gestione del lupo e al governo italiano di redigere un piano finalizzato al controllo della specie.
Dopo che la Convenzione di Berna ha respinto la richiesta della Svizzera che voleva declassarne lo stato di protezione, l’unica via per rendere possibile la gestione del lupo passa da un intervento diretto delle istituzioni europee che ne abbassino la qualifica da particolarmente protetto a (semplicemente) protetto. Ne è convinto l’europarlamentare leghista Massimo Casanova (Identità e democrazia), iscritto all’intergruppo Biodiversità e caccia, che ritiene una modifica «sempre più urgente»; abbassare lo stato di protezione renderebbe infatti possibile organizzare censimenti transfrontalieri e lavorare ai primi piani di controllo.
È una posizione condivisa da Mirco Carloni, il deputato della Lega a capo della commissione Agricoltura. Per lui è necessario che l’Italia si doti di un piano di gestione finalizzato al controllo della specie e a regolamentare gli interventi; l’interlocuzione col ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare – Lollobrigida peraltro s’è già espresso – è già stata avviata. Carloni auspica che l’Unione europea «riconosca quest’urgenza e [rilasci] le necessarie autorizzazioni. Altrimenti si corre il rischio che, davanti all’immobilismo degli Stati, si generi un vero e proprio fai da te incontrollato». La Lega segnala che nel 2022 nelle colline di Parma e Piacenza i lupi hanno già sbranato più di trenta cani di proprietà dei cacciatori.
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