Il parere della Corte di giustizia dell’Unione europea irrompe nella discussione sulla gestione del lupo.
La formula è complessa e prevede una serie di divieti condizionati, ma dietro nasconde una certa flessibilità nella gestione del lupo a livello europeo. Detto altrimenti: se si rispettano alcuni criteri, la legislazione in vigore, Direttiva habitat compresa, non vieta in assoluto catture e abbattimenti. La Corte di giustizia dell’Unione europea si è finalmente espressa sul ricorso sollevato dalla Corte amministrativa suprema della Finlandia. E di fatto segue il parere dell’avvocato generale Henrik Saugmandsgaard Øe.
Niente deroga al divieto di cattura in cinque casi. 1) L’obiettivo non è ben definito, o non si dimostra che è il modo giusto per raggiungerlo. 2) Esistono, almeno in via teorica, altre soluzioni valide. 3) Si mette a rischio la salvaguardia della specie. 4) Non ne è stato studiato l’impatto. 5) Non si prevedono interventi selettivi, limitati e in condizioni controllate.
Detto in positivo: in alcuni casi la legislazione dell’Unione europea non esclude il ricorso alle deroghe. E dunque: a certe condizioni la caccia può essere una forma di gestione delle specie protette.
Le reazioni al parere della Corte di giustizia dell’Unione europea sulla gestione del lupo
Il parere raccoglie il plauso di Face: il segretario generale David Scallan sottolinea come gli Stati membri possano ora applicare la Direttiva habitat in modo flessibile e pragmatico. Secondo Torbjörn Larsson, presidente della federazione, è il modo giusto per combattere il bracconaggio e migliorare la convivenza tra il lupo e le attività antropiche. L’Associazione dei cacciatori finlandesi è già pronta: Heli Sitari, direttore esecutivo, fa sapere che la proposta sulla gestione del lupo è già stata aggiornata.