Le Regioni hanno presentato una serie di proposte per rendere più efficace la gestione del cinghiale. Su tutte c’è la richiesta di modificare l’articolo 19 della legge 157/92, quello che regola il controllo faunistico.
Per rendere più efficace la gestione del cinghiale bisogna intervenire sull’articolo 19 della legge 157/92, quello che regola il controllo faunistico, ed estendere l’elenco delle figure coinvolte; bisogna innanzitutto inserirci i coadiutori, ossia cacciatori appositamente formati, e poi coinvolgere nelle operazioni sia i dipendenti delle amministrazioni provinciali e regionali, a patto che siano muniti di licenza, sia le associazioni di protezione civile in campo faunistico. Lo chiede ufficialmente la Conferenza delle Regioni, che ha visto quattro suoi rappresentati (Cristiano Corazzari, Veneto; Nicola Caputo, Campania; Enrica Onorati, Lazio; Marco Protopapa, Piemonte) intervenire in commissione Agricoltura alla Camera durante la discussione di tre ddl sui danni da fauna selvatica.
Il nuovo articolo sul controllo faunistico deve inoltre rendere possibile autorizzare gli interventi anche per la tutela della pubblica incolumità. Secondo Corazzari «il quadro normativo nazionale è superato e deficitario»; pertanto bisogna definire alla svelta «adeguati strumenti d’intervento rendendo più efficaci le norme della legge 157/92 e della legge Delrio».
E quello sul controllo faunistico, da consentire anche nelle zone protette o percorse da incendio, non è l’unico intervento considerato necessario. Per le Regioni bisogna infatti anche prevedere un’adeguata copertura assicurativa per gli operatori; rafforzare i corpi di polizia provinciale; trasferire alle Regioni tutti i soldi che lo Stato incassa per l’esercizio della caccia; prevedere indennizzi al 100% per i danni da fauna protetta; riattivare il comitato tecnico faunistico nazionale, per riportare la discussione sulla caccia all’interno del ministero dell’Agricoltura.
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