Manuela Rontini e Gian Luigi Molinari, consiglieri regionali dell’Emilia Romagna, sollecitano la giunta a rendere più efficace la gestione del cinghiale. E si riapre la discussione sul rapporto tra caccia e controllo.
Introdurre la braccata tra i metodi di controllo, aumentare il numero di cani impiegabili in girata: è così che secondo Manuela Rontini e Gian Luigi Molinari, consiglieri Pd dell’Emilia Romagna, si rende più efficace la gestione del cinghiale. O almeno è questo il contenuto dell’interrogazione rivolta dai due esponenti della maggioranza in Regione alla giunta Bonaccini. Secondo Rontini e Molinari devono essere adottate “più incisive” misure di gestione del cinghiale anche nelle zone limitrofe a parchi regionali e aziende faunistico-venatorie.
È evidente che, se si parla di caccia e controllo, si riapre la polemica sui confini dell’articolo 19 della legge quadro, sui quali la Corte costituzionale si è espressa già due volte, per Liguria e Abruzzo. No, i cacciatori non possono essere coinvolti nelle attività di controllo: l’elenco del personale autorizzato “è tassativo”. E il controllo della fauna selvatica non ha niente a che fare con la caccia, ma con “la tutela dell’ecosistema”. Il continuo riaffiorare della questione è però sintomo di una ferita ancora aperta. Staremo a vedere come risponderà la giunta dell’Emilia Romagna. E che cosa ne conseguirà a livello tecnico e politico.