Il controllo faunistico non può prevedere la braccata: il Tar della Toscana accoglie il ricorso di Wwf, Enpa, Lav e Lac e modifica la gestione del cinghiale perlomeno fino a metà settembre.
No, stavolta non c’entra il coinvolgimento dei cacciatori nel controllo faunistico; ma, anche se per motivi diversi, i tribunali continuano a intervenire sulla gestione del cinghiale. E a mettere tra parentesi i provvedimenti delle Regioni fino a nuovo ordine. Stavolta la ghigliottina cala sul piano di controllo 2019-2021 della Toscana. Il Tar ha infatti raccolto il ricorso cautelare di Wwf, Enpa, Lav e Lac. E sospeso perlomeno fino al 17 settembre, data in cui è prevista la trattazione di merito, la braccata come forma di controllo faunistico. La delibera della regione, scrive il Tar, non dimostra a sufficienza “l’inefficacia dei metodi ecologici nel controllo dei cinghiali”. Né motiva “lo scostamento rispetto al parere negativo di Ispra”. In particolare, con la braccata si rischia una non voluta “redistribuzione dei cinghiali sul territorio”.
Finiscono dunque tra parentesi la delibera 71/2019 e il relativo allegato con cui la giunta aveva dato attuazione all’articolo 37 della legge regionale 3/94. Se ne riparlerà dopo l’estate. Quando peraltro la campagna elettorale per le regionali 2020 sarà già nel vivo.
Gestione del cinghiale: la reazione dei cacciatori toscani dopo la sentenza del Tar
“Siamo al paradosso”. Dopo la sentenza del Tar che sospende la braccata come forma di controllo del cinghiale, la CCT non usa mezzi termini: “il vaso è colmo”. La Confederazione dei Cacciatori Toscani invita le associazioni agricole a far sentire la loro voce alla giunta regionale, perché approvi in tempi brevi un nuovo provvedimento. È l’unica strada per “scavalcare le obiezioni Ispra, superare la sospensione del Tar e consentire una veloce ripresa” della gestione del cinghiale con la braccata. Che, nota la CCT, impatta per l’80% sul numero di selvatici abbattuti.