Un binotelemetro di fascia medio-alta che incorpora tutte le funzionalità necessarie per un tiro consapevole. È il primo prodotto da Geco, che con questo strumento va a integrare una gamma già molto fornita.
È forse lo strumento più comodo da portare a caccia, ma la sua utilità non è ancora pienamente riconosciuta. Parlo del binotelemetro, l’ottica che sintetizza in sé due delle funzioni indispensabili per il cacciatore di selezione: quella dell’osservazione, quella telemetrica della misurazione della distanza. Complice un prezzo superiore al budget del cacciatore medio italiano, questo dispositivo fatica a trovare spazio al collo degli appassionati, che preferiscono tenere separate le due funzioni affidandosi ad altrettanti strumenti.
La gamma dei binotelemetri in commercio non è amplissima proprio per una certa resistenza del mercato ad apprezzarne le qualità. Tutti i produttori premium hanno almeno una variante nel proprio catalogo, spesso fornita di potenzialità aggiuntive quale può essere l’interfaccia con un calcolatore balistico. Ma non è indispensabile eccedere nelle funzionalità per apprezzare l’utilità di un buon binotelemetro e l’ultimo che ho provato lo dimostra.
La proposta di Geco
Geco è entrata piuttosto di recente nel settore dell’ottica da caccia e da tiro, rifacendosi a una tradizione degli anni Trenta del Novecento. Era il 2017 e il suo scarno catalogo è andato via via ampliandosi. Lo strumento che ho tra le mani appartiene alla maturità del marchio, che ha saputo accrescere la propria offerta e maturare la propria esperienza in maniera frenetica; certamente grazie a GPO (German Precision Optics), altro brand giovane ma di lunga tradizione, che Geco ha scelto come partner per portare avanti il progetto legato al settore ottico. Nello specifico, il rangefinder di Geco è addirittura la “variante” di un prodotto GPO, nella fattispecie il modello Rangeguide 2800.
Questo binotelemetro presenta un’architettura piuttosto tradizionale. Contenuto per peso e dimensioni, ha un robusto chassis in magnesio rivestito in gomma con inserti corrugati che ne esaltano il grip, già buono, nei punti di contatto all’esterno dei due tubi. La cerniera che unisce i due componenti porta sul lato posteriore la ghiera per la messa a fuoco, anch’essa gommata e molto fluida nel movimento, mentre su quello anteriore ospita l’alloggiamento per la batteria che alimenta i circuiti elettronici. Belle le conchiglie oculari che presentano tre posizioni ben scandite da altrettanti fermi. Ancora a livello di oculari – per inciso, sono realizzati in alluminio gommato – è da segnalare la possibilità di compensazione diottrica (nel range di 5 diottrie in entrambi i sensi) su entrambi gli obiettivi. In questa maniera l’operatore potrà mettere a fuoco correttamente il bersaglio e, al tempo stesso, le informazioni che gli restituisce il sistema nel tubo destro.
Il comparto ottico si affida a lenti HD ad alta definizione e bassa dispersione (ED), multitrattate e arricchite dal trattamento finale GECOdrop, un rivestimento idrofobico e idrorepellente che respinge lo sporco per fornire un’immagine chiara e nitida.
La telemetria
Le prestazioni della telemetria parlano di una portata massima del laser pari a 2.800 metri, ottenibile in condizioni di luce ottimale con un soggetto ben contrastato; il margine d’errore dichiarato è di un metro fino alla distanza di 1.000 metri e di 2 metri oltre questo valore. Assolutamente trascurabile, quindi. Il sistema viene attivato dalla pressione del tasto contraddistinto da una freccia ed è dotato di un tempo di risposta ridottissimo. L’alimentazione è fornita da una batteria al litio CR2 capace di 4.000 misurazioni in condizioni di laboratorio. L’autonomia reale sarà probabilmente inferiore ma sempre tale da coprire più stagioni caccia. Quando l’accumulatore raggiunge il 20% della carica, tre rapidi lampeggi all’accensione dello strumento indicano che è giunta l’ora di provvedere alla sua sostituzione.
La misurazione della distanza prevede la modalità istantanea o continua, opzione utile con soggetti in movimento. Nel display, la cui intensità luminosa può essere regolata su nove valori predefiniti, oltre al punto di collimazione sono presenti due righe d’informazione.
L’operatività
L’operatività del binotelemetro è esaltata da un secondo pulsante – contrassegnato dalla lettera M – che permette di accedere al menu di sistema. Una pressione breve consente di regolare l’intensità di illuminazione, l’unità di misura della distanza e della temperatura e la modalità di rilevazione, che può essere dedicata all’oggetto meglio contrastato o a quello più lontano. Una pressione più lunga permette invece di decidere quale informazione far apparire sulla seconda riga del display. L’utilizzatore può scegliere tra distanza compensata, angolo di sito e temperatura. Sulla prima riga è sempre indicata la distanza reale dal soggetto.
Il primo binotelemetro di Geco è uno strumento completo: restituisce all’utilizzatore un ampio ventaglio di informazioni che, nel test, sono coincidenti con quelle fornite dal mio telemetro di riferimento. La qualità dell’apparato ottico è molto buona, con aberrazioni ridottissime in ogni condizione d’utilizzo e un contrasto discreto. L’immagine è neutra. Ottima l’ergonomia, con i due tasti posti sul tubo destro, a portata di dito. Il tutto è impreziosito da una tracolla in neoprene galleggiante e da una borsa rigido di buona fattura. Si tratta in definitiva di uno strumento di livello molto elevato: si colloca nella fascia appena inferiore a quella dei binotelemetri premium, che forniscono certamente qualcosa di più ma a un prezzo decisamente superiore.
Geco 10×50 RF: la scheda tecnica
Produttore: Geco
Modello: 10×50 RF
Ingrandimento: 10x
Diametro obiettivo: 50 mm
Diametro pupilla d’uscita: 5 mm
Campo visivo (a 100 metri): 110 m
Distanza massima di misurazione: 2.800 m
Distanza interpupillare: 58-75 mm
Peso: 1.000 g
Lunghezza: 160 mm
Prezzo: 1.599 euro
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