Fotografare la beccaccia prelevata, il contesto in cui viene scattata l’immagine ci qualifica come cacciatori e dà un senso al nostro gesto. E chi ha bisogno di rappresentare carnieri accumulati o si compiace di immagini sguaiate dimostra di non conoscere molto bene l’etica del vero beccacciaio.
Anche la piccola beccaccia è un grande premio per il cacciatore. Re e principi sono stati dipinti con orsi, cervi e lupi, uccisi ai loro piedi. Quanti animali sono stati usati nel rappresentare il dominio dell’uomo sulla natura, considerata per secoli oscura e brutale. Mentre, invece, la natura offre uno scenario decisamente migliore di quello umano.
Senza scomodare il libro della Genesi laddove ricorda che l’uomo dominerà sugli uccelli dei cieli, noi oggi non dobbiamo dominare nulla; anzi, dobbiamo salvaguardare tutti gli animali. Alcuni li cacciamo ancora e come una volta celebriamo la loro cattura. Esibiamo il loro trofeo. Non ci sono più pittori. Solo foto digitali. All’interno di un regno condiviso visibile da tutti: i social.
Una beccaccia morta qualifica un buon cacciatore?
Arriviamo subito al nocciolo della questione: se mi esibisco con una beccaccia morta, io cacciatore di beccacce fornisco la prova provata che sono un bravo cacciatore? Che ho un bravo cane? Di sicuro non celebro il mio potere dinanzi al mondo. In molti casi si desidera soltanto celebrare la morte della beccaccia, con riconoscenza. Rischiando, però, accuse e giudizi feroci.
Oggi, infatti, fotografare un animale morto è un’operazione macabra, politicamente scorretta. Prendete una delle serie televisive più famose e viste nel mondo: Game of Thrones. Gente sbudellata, sgozzata in primo piano, schizzi di sangue ovunque. Ma quando si tratta di colpire o addirittura uccidere (in questo caso un lupo) la telecamera non mostra l’atto, tantomeno il corpo dell’animale (al massimo un breve guaito, subito sfumato in musica).
Possiamo dire tranquillamente che è la prova provata del sorpasso di valore tra la vita di un uomo e quella di un animale. Concetto questo molto gradito agli animalisti, quelli più estremi, che preferiscono di gran lunga la relazione animale a quella umana. Attenzione quindi a fotografare animali morti. Soprattutto quelli presi a caccia.
No alle volgari ostentazioni
All’interno di una comunicazione tra cacciatori, il messaggio di una beccaccia morta postata simboleggia un rito che conosciamo tutti. All’occhio di chi non ci conosce, tale rito diventa immediatamente qualcosa di avvicinabile al feticismo, all’orrido e all’origine di ogni male. E siccome i social hanno occhi e orecchie infiniti, occorre fare attenzione. Molta.
Nel caso della rappresentazione della morte della beccaccia, non credo che ci sia bisogno di raccomandazioni particolari. La grazia e la bellezza della specie ritengo che siano contenuti più che sufficienti a impedire ogni oscena ostentazione. Eppure ancora c’è chi fotografa e comunica al mondo il solo valore della quantità, affiancandole su dei volgari supporti (cofani o bauli della macchina ad esempio) allineate come cadaveri da contare in tempo di guerra.
Come è ancora possibile ciò? Gli studi sulla psicologia social ci dicono che ormai si va a visitare luoghi non per vederli, ma per far vedere dove si è stati. Si va a beccacce per far vedere quanto siamo stati bravi? Prendere la beccaccia determina la forza, la capacità e l’abilità del cacciatore? Si tratta solo di questo? A chi vogliamo rivolgerci quando le nostre fotografie ostentano mazzi di beccacce? C’è un messaggio nascosto che vogliamo diffondere? Tipo: se hai bisogno di un cane da beccacce… guarda qua! Oppure: se vuoi fare un cane da beccacce, vieni qui da me. A ognuno la sua riflessione.
Eleganza significa soprattutto rispetto
Comunque la beccaccia è specie cacciabile. Ritrarre una beccaccia morta non configura alcun atto di illegalità. Ma non basta questa difesa giuridica nei confronti delle variegate sensibilità che ci vedono come semplici uccisori.
C’è una componente etica nella rappresentazione della morte che dà un valore alla morte stessa. Una beccaccia morta insieme a dei frutti di stagione, funghi, castagne eccetera, disegna un connotato di natura morta e di ciclicità della vita. Ma a noi non basta poiché vogliamo ritrarre anche il cane: protagonista assoluto della ricerca della regina.
Allora ben venga la beccaccia morta in una posizione elegante, laddove il termine eleganza significa soprattutto rispetto. Un fucile, aperto, e poi noi cacciatori, ma anche no. Fa lo stesso. Il bosco come sfondo, la regina e il nostro ausiliare sono più che sufficienti a cornice di una morte piena di rispetto e anche di nostalgia. L’importante è non uscire da questo quadro.
Chi ha bisogno di rappresentare carnieri accumulati o si compiace di immagini sguaiate dimostra di non conoscere molto bene l’etica del vero beccacciaio. E di sicuro non contano i famigerati like che nulla hanno a che vedere con la silenziosa ricerca di questo meraviglioso uccello, con una caccia fatta di fatica e di assoluto rispetto per la sua anima. La beccaccia ha una sua anima, impossibile da catturare con uno scatto digitale.
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