Il commissario straordinario Vincenzo Caputo ha firmato un’ordinanza che dispone nuove misure per evitare la diffusione della peste suina africana.
Niente caccia collettiva, a nessuna specie, e niente caccia al cinghiale, in nessuna forma (ovviamente consentito però il controllo) nella zona di restrizione 2, prelievo (dunque caccia + controllo) destinato a eliminare il maggior numero di cinghiali possibili nella zona 1, quella che la circonda: sono questi due dei cardini dell’ordinanza firmata dal commissario straordinario Vincenzo Caputo che ha disposto nuove misure per evitare la diffusione della peste suina africana in Italia; almeno per il momento non arrivano dunque divieti di caccia alle specie diverse dal cinghiale.
Su tutto il territorio nazionale chiunque rinvenga cinghiali morti o moribondi deve allertare le autorità, obbligate a servirsi d’un sistema di contatto facilitato, e non toccarli né manipolarli né spostarli; le Regioni devono inoltre scoraggiare l’arrivo dei cinghiali nei centri abitati, impedendo loro l’accesso a ogni possibile fonte alimentare.
Nella zona di restrizione 1 saranno rafforzate le operazioni di sorveglianza passiva, compresa la ricerca attiva delle carcasse razionalizzata sulla base degli ultimi ritrovamenti; l’autoconsumo della carne sarà consentito solo in caso di test negativo, e solo all’interno della zona di restrizione; resta comunque possibile la movimentazione verso gli stabilimenti di trasformazione che rispettino le procedure di biosicurezza per la riduzione dei rischi.
Bisogna inoltre procedere a macellare i suini presenti negli allevamenti familiari, nei quali è vietato il ripopolamento. Questa misura vale anche per la zona di restrizione 2, quella direttamente toccata dalle infezioni, ove un intervento simile dev’essere immediatamente programmato anche negli allevamenti semibradi e, a meno che non siano rafforzate le misure di biosicurezza, in quelli commerciali.
Restrizioni maggiori in area 2
Nella zona di restrizione 2, opportunamente tabellata, bisogna però innanzitutto procedere alla ricerca attiva delle carcasse di cinghiale, soprattutto in prossimità della zona di restrizione 1 (il motivo è chiaro: è fondamentale definirne il confine con la massima esattezza possibile) e dove ancora non si siano riscontrati casi di peste suina africana; si devono prediligere le aree ad alta densità di cinghiali, i corsi d’acqua e le zone di fondovalle, coinvolgendo le associazioni venatorie nelle operazioni di monitoraggio.
Qua bisogna sottoporre a test tutti i cinghiali rinvenuti morti; le carcasse devono essere smaltite in conformità con i protocolli di biosicurezza previsti dalla normativa. Resta vietato movimentare all’esterno carne, prodotti a base di carne, trofei e altri derivati del cinghiale; le deroghe sono possibili solo in direzione d’uno stabilimento di trasformazione che sottoponga i prodotti a un trattamento di riduzione dei rischi.
La struttura commissariale valuterà ove costruire e rafforzare le recinzioni; spetta invece al sindaco, previo parere del commissario che ne verifica la biosicurezza, autorizzare le attività all’aperto sul territorio di competenza. L’ultimo passaggio riguarda il foraggiamento: è vietato tranne che a fini di depopolamento.
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