Commentando le novità sulla caccia al cinghiale, la Federcaccia Toscana chiede alla Regione di farsi garante dell’equilibrio tra le diverse esigenze del territorio.
No al foraggiamento attrattivo, alla caccia di selezione notturna e all’utilizzo dei visori termici («oltre a problemi di sicurezza, creerebbero solo tensione e conflitto tra le varie forme di caccia e i cacciatori»), e no all’ampliamento del periodo di caccia al cinghiale nelle zone vocate: riunito in seduta straordinaria, il consiglio regionale della Federcaccia chiede alla giunta che governa la Toscana di «farsi garante di un equilibrio necessario» tra le diverse esigenze del territorio dopo che la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale ha fatto entrare in vigore le poche modifiche della 157/92 contenute nella legge di conversione del decreto agricoltura.
Per la Federcaccia Toscana far durare un mese in più, un quadrimestre anziché un trimestre, la caccia al cinghiale nelle zone vocate «rischia di indebolire inutilmente il sistema della caccia in braccata e le squadre organizzate, e di interferire con le altre forme di caccia»; perché sia possibile raggiungere gli obiettivi reali di prelievo ritiene invece urgente intervenire con decisione all’interno delle aree protette, realizzare un piano di gestione più strutturato per le aziende faunistico-venatorie e le aree non vocate e investire nelle operazioni di monitoraggio, essenziali per conoscere la densità effettiva del cinghiale e degli altri ungulati sul territorio.
La Federcaccia Toscana chiede dunque un incontro all’assessore Stefania Saccardi, davanti alla quale «porterà le ragioni, la tradizione e il ruolo delle oltre seicento squadre di caccia al cinghiale toscane, che a oggi rappresentano più di 30.000 cacciatori».
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