La Federcaccia Lombardia fa il bilancio dopo la sentenza della Corte costituzionale.
Una sconfitta era annunciata, sull’altra è andata in scena una sorta di corto circuito; la decisione sul calcolo reale delle distanze, considerata a tutti gli effetti una vittoria, rende però meno amaro il bilancio di Federcaccia Lombardia dopo la sentenza della Corte costituzionale.
La nota positiva è dunque, e senza ombra di discussione, la possibilità di misurare le distanze secondo il profilo morfologico del terreno. Una sconfitta era invece annunciata dopo la sentenza sulle Marche: l’annotazione sul tesserino non può essere rimandata a dopo il recupero, ricorso accolto.
La Corte costituzionale ha poi respinto la contestazione del governo sulla possibilità di recupere i selvatici feriti entro i 200 metri dall’appostamento. Visto che la legge rimane in vigore, resta l’obbligo di muoversi con arma scarica e nel fodero. Ecco perché Federcaccia Lombardia la ritiene la seconda sconfitta.
La decisione di «estendere da 100 a 200 metri la distanza per il recupero dei selvatici feriti da appostamento fisso aveva già destato qualche dubbio tra gli stessi cacciatori» commenta Lorenzo Bertacchi, presidente regionale Federcaccia. Ora si suggella che «è stato un errore: prima della modifica infatti il recupero poteva avvenire con l’uso di armi da fuoco, ora non più». Altrimenti si configurerebbe come caccia vagante.