È soggetta a sequestro la licenza che s’ottiene sulla base di una certificazione psichiatrica per porto d’armi rilasciata dal medico senza che abbia effettuato la visita.
Oltre agli ovvi effetti penali, corrompere un medico perché rilasci una certificazione psichiatrica per porto d’armi senza effettuare la relativa visita ha una conseguenza diretta anche sulla stessa licenza che viene sottoposta a sequestro. Lo ha deciso la seconda sezione penale della Cassazione (sentenza 25609/2022) respingendo il ricorso di tre cacciatori laziali che, con la mediazione del presidente della loro associazione venatoria, avevano pagato una somma di denaro (peraltro contenuta, 300 euro per cinque certificati) al medico dell’Asl perché rilasciasse il certificato senza visitarli.
Il sequestro serve a evitare che si commettano ulteriori reati legati al possesso di una licenza illegittima. E a differenza che per la confisca per il sequestro preventivo non è necessario «un collegamento strutturale fra il bene e il reato»; la pertinenza, ossia la connessione, comprende «non solo le cose sulle quali o a mezzo delle quali [si è commeso] il reato o che ne costituiscono il prezzo, il prodotto o il profitto, ma anche quelle legate solo indirettamente alla fattispecie criminosa».
Ed è evidente che il fine della corruzione fosse non il certificato in sé, ma la licenza; peraltro sono da ritenere illegittimi anche i certificati d’idoneità al rinnovo rilasciati in buona fede dal medico legale che s’era basato anche su quanto dichiarato dal collega.
Non perdere le ultime notizie di caccia e i test di ottiche, armi e munizioni sul portale web di Caccia Magazine.