L’emergenza ungulati si può affrontare con successo soltanto se tutti gli attori collaborano: ne è convinto Maurizio Zipponi, presidente Una Onlus.
All’emergenza ungulati non c’è una soluzione unica. Si può uscirne solo se istituzioni, forze dell’ordine, agricoltori, cacciatori e ambientalisti parlano la stessa lingua e lavorano insieme. Ne è convinto Maurizio Zipponi, presidente Una Onlus, che interviene sul tema.
Di una cosa Zipponi è convinto: il trasferimento verso altre aree non è una soluzione. Perché non è né risolutivo né economicamente sostenibile. Peraltro la sostenibilità da raggiungere non deve essere solo quella economica: è necessario trovare un equilibrio, delicatissimo, anche con ambiente e società. Ecco allora che i cacciatori diventano fondamentali nella risoluzione dell’emergenza. Primi paladini del territorio, contribuiscono alla tutela di parchi e boschi in cui vivono e operano. Se si guarda al loro operato sotto questa luce, si capisce come la fauna sia non vittima della loro attività, ma parte di un ecosistema che contribuiscono a preservare.
A sostegno delle affermazioni su un’emergenza da risolvere, nella nota ufficiale Una Onlus cita il dossier Ixé-Coldiretti diffuso negli scorsi giorni. Se ne ricava infatti che oltre otto italiani su dieci (81%) pensano che la diffusione dei cinghiali debba essere contrastata con gli abbattimenti. La fauna selvatica è un problema per il 90% dei cittadini. Il 69% li ritiene troppo numerosi, il 58% addirittura una minaccia per la popolazione e il 75% un problema per l’equilibrio ambientale. Il 62% del campione analizzato ha risposto di “aver reale paura dei cinghiali”; il 48% degli italiani non prenderebbe casa in una zona abitata da cinghiali.