Gli animalisti chiedono al presidente della Repubblica «un intervento tempestivo e risoluto» contro l’emendamento che in caso di sospensione cautelare riporta in vigore i calendari venatori della stagione precedente.
È efficace, lo dimostra la reazione degli animalisti: l’approvazione dell’emendamento con cui la maggioranza tenta di mettere in sicurezza i calendari venatori, facendo tornare in vigore quelli della stagione precedente in caso di sospensione cautelare disposta dal Tar, ha indotto ben quattordici sigle (ci sono ovviamente le più note: Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu, Lndc, Wwf) a scrivere al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, chiedendogli «un intervento tempestivo e risoluto».
Per gli animalisti infatti l’emendamento firmato da Maria Cristina Caretta (Fratelli d’Italia) e approvato dalla quinta commissione della Camera durante la sessione di bilancio «viola in modo palese la Costituzione, le norme europee e lo stesso regolamento parlamentare, visto che nulla ha a che fare con [la manovra finanziaria]»: la prospettiva di «rendere più difficile impugnare i calendari venatori potenzialmente illegittimi» e «di impedire ai giudici di sospendere la caccia qualora ravvisino il rischio di un danno irreparabile alla fauna selvatica» contrasta con l’articolo 24 della Costituzione e la Convenzione di Aahrus, «che garantiscono il diritto alla tutela giurisdizionale contro provvedimenti illegittimi».
Contestando anche la parificazione tra l’Ispra e il comitato tecnico faunistico-venatorio, le quattordici associazioni animaliste dipingono il governo Meloni e la maggioranza «sempre più simili a un circolo di cacciatori, per fare regali ai quali calpestano anche i principi fondamentali dello Stato di diritto».
Dall’inizio della diciannovesima legislatura è trascorso poco più di due anni: questo «è il sesto provvedimento pro-caccia, una vera e propria ossessione».
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