Il ministero della Salute vieta di utilizzare richiami vivi anseriformi e caradriformi nelle zone definite A e B per l’influenza aviaria H5N1.
C’è da gestire un focolaio d’influenza aviaria H5N1: e dunque nelle zone che il ministero della Salute definisce A e B, concentrate nel nord-est tra Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Lombardia orientale cui si aggiungono parte di Piemonte, Lazio (tra Latina e Viterbo) e il comune umbro di Castiglione del Lago, è vietato utilizzare richiami vivi anseriformi e caradriformi. Lo fanno sapere Federcaccia e Acma. Il focolaio ha avuto origine in un allevamento di tacchini in provincia di Verona.
Il divieto riguarda anche lo spostamento dei richiami che dunque, scrive la Federcaccia, «devono essere lasciati» nel luogo di utilizzo o detenzione; vietato anche il rilascio di avifauna per il ripopolamento faunistico. Nel resto del Paese chi detiene richiami deve segnalare all’autorità sanitaria sintomi sospetti d’influenza aviaria o variazioni significative dei parametri riproduttivi.
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