L’Arcicaccia ritiene la Federcaccia la principale responsabile delle limitazioni al calendario venatorio delle Marche.
Le limitazioni sono «mastodontiche e punitive»: dopo la sentenza del Consiglio di Stato, che ha confermato quanto sul calendario venatorio delle Marche aveva deciso il Tar, l’Arcicaccia «resta in attesa di conoscere come si comporteranno i responsabili di questo risultato pietoso».
Tra costoro annovera i dirigenti della Federcaccia regionale, «che ha preteso di imporre la propria proposta»; ma sono colpevoli anche le altre associazioni venatorie («Libera Caccia, Enalcaccia, Anuu migratoristi, Eps») e l’amministrazione, che «hanno accettato questa posizione acriticamente e passivamente».
Per l’Arcicaccia sarebbe stato sufficiente fissare al 20 gennaio la chiusura della caccia al tordo e alla beccaccia, rinunciando a tre-quattro giorni ma mettendo in sicurezza il resto della stagione; in questo modo invece sparisce quasi un mese, considerato l’anticipo rispettivamente al 9 gennaio e al 30 dicembre.
La Federcaccia ha annunciato che presto arriverà una sentenza di merito; ma per l’Arcicaccia si tratta soltanto «dell’ennesima presa in giro». Non è detto che il Consiglio di Stato riesca a esprimersi prima della fine della stagione; e se lo farà «potrebbe definitivamente sancire il taglio di un mese di caccia, procurando un danno ai cacciatori di tutta l’Italia».
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