Non si sa quale sarà il futuro del governo, ma le Regioni gli chiedono di approvare rapidamente il decreto sul cinghiale.
Forse tempistica peggiore non avrebbe potuto esserci, ma quando si è decisa la data della conferenza stampa nessuno avrebbe pensato che avrebbe coinciso con l’apertura di una crisi o qualcosa di simile: così, mentre il governo si riuniva per prendere atto delle dimissioni di Draghi (Mattarella le ha respinte) gli assessori regionali all’Agricoltura gli chiedevano di approvare rapidamente il decreto sul cinghiale.
Le Regioni considerano infatti non più rinviabile un intervento normativo del governo che modifichi la legge 157/92 rendendo più efficace la gestione del cinghiale. La prima richiesta ha a che fare con l’estensione della stagione in cui è consentita la braccata; le Regioni vogliono poi poter autorizzare le operazioni di controllo faunistico e pianificare la caccia di selezione all’interno delle aree protette. Se il governo non interviene si rischiano danni enormi all’agricoltura, all’economia, alla sicurezza dei cittadini e al decoro urbano.
Per il veneto Federico Caner, coordinatore della commissione Agricoltura della Conferenza delle Regioni, «occorre superare l’oltranzismo di una parte estremista del mondo ambientalista e fare i conti con la realtà e con i numeri dell’emergenza cinghiale; siamo di fronte a un problema gravissimo che può diventare irrisolvibile se non s’interviene subito».
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