Il Partito democratico ha presentato un’interrogazione in cui chiede al governo di approvare con urgenza il decreto sul cinghiale.
La fine anticipata della legislatura potrebbe interrompere l’iter di alcuni provvedimenti cruciali per la gestione faunistica, tra cui il decreto sul cinghiale già sollecitato dalla Conferenza delle Regioni. Mentre il Movimento 5 Stelle metteva in crisi la maggioranza nell’aula del Senato, la commissione Agricoltura ha ufficializzato il deposito di un’interrogazione del Partito democratico (primo firmatario Taricco). Si chiede al governo di “definire e approvare il decreto con urgenza”; così le Regioni potranno intervenire per ridurre la densità dei cinghiali “ormai insostenibile in larga parte del territorio”.
I senatori del Pd notano che in molte zone la densità dei cinghiali è dieci volte superiore a quella che Ispra definisce sostenibile; i danni che la specie provoca all’agricoltura ammontano a oltre 100 milioni di euro ogni anno e “i rischi connessi alla [diffusione] della peste suina africana rimangono altissimi”. Ma da settimane “non si ha più alcuna notizia del decreto e del suo iter”; il ministero della Transizione ecologica dovrebbe però aver già concluso la procedura di sua competenza. Bisogna dunque arrivare in fondo alla svelta ed evitare che la crisi politica ostacoli l’approvazione di un provvedimento urgente.
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