Il futuro delle nuove leggi sulla caccia passa dai diversi possibili esiti della crisi di governo.
Tra 72 ore sapremo quale sarà l’esito della crisi di governo aperta dalle dimissioni di Giuseppe Conte: le decisioni dei partiti e del Presidente della Repubblica condizioneranno l’iter legislativo dei provvedimenti in discussione, comprese le possibili nuove leggi sulla caccia. Al momento sono due i temi all’esame delle Camere, maltrattamento animale e controllo faunistico. Vi si può associare anche la proposta di Fratelli d’Italia che intende riscrivere complessivamente la legge quadro sulla caccia. La lunga discussione su questo ddl, impegnativo, non è però ancora cominciata.
La crisi può risolversi in tre diversi modi: stessa maggioranza – ed evidentemente nuovo presidente del consiglio -, nuova maggioranza, scioglimento delle Camere. Se Movimento 5 Stelle e Lega riusciranno a ricomporre la frattura, si ripartirà da dove ci si era fermati prima della sospensione estiva. Ossia commissione Ambiente pronta a discutere il ddl Bruzzone sul controllo faunistico, in commissione Giustizia audizioni sul maltrattamento animale dopo il mandato alla relatrice Riccardi (5 Stelle). Dal punto di vista tecnico cambia poco anche in caso di nuova maggioranza. Tutti i provvedimenti nascono infatti da un’iniziativa parlamentare, un cambio di governo influisce poco. Potrebbe però pesare a livello politico: non è detto che sulla caccia una maggioranza diversa si muova allo stesso modo. Affermarlo è però prematuro: bisogna prima capire se, e poi eventualmente come sarà.
Cambia tutto invece se Mattarella non riuscirà a identificare una maggioranza, vecchia o nuova, in parlamento. Il Presidente della Repubblica ha già fatto capire che se mercoledì sera, a consultazioni finite, i partiti non saranno giunti a un accordo politico, chiuderà la diciottesima legislatura dopo neppure un anno e mezzo. In questo caso salta tutto: si ripartirà da zero dopo le elezioni, ammesso che qualcuno presenti di nuovo le stesse proposte.